
Con il termine di Paralisi Cerebrali Infantili si intendono gli esiti di una lesione acuta del cervello insorta precocemente, entro il primo-secondo anno di vita, e caratterizzata dalla presenza di sintomi neuromotori: paralisi, spasticità, corea (movimenti involontari improvvisi, rapidi, incoercibili soprattutto al viso e agli arti), atetosi (movimenti continui e involontari delle mani, della faccia e della lingua), atassia (mancanza di coordinazione dei movimenti muscolari volontari). Le Paralisi Cerebrali Infantili rappresentano le patologie neuromuscolari più frequenti in età pediatrica la cui causa può essere prenatale, perinatale o postnatale.
Sicuramente l'utilizzo delle terapie intensive neonatali ha permesso il salvataggio di bambini affetti da gravi malformazioni o da sofferenza cerebrale causata da deficiente afflusso di sangue (ischemia) aumentando così il numero dei cerebrolesi. È emersa pertanto con il passare del tempo la necessità di cure riabilitative e chirurgiche atte a migliorare i deficit di questi pazienti. Scopi del trattamento chirurgico sono quelli di prevenire le deformità osteoarticolari, migliorare la funzionalità motoria, facilitare il compito assistenziale degli operatori e delle famiglie.
La spasticità rappresenta un elemento disgregante per la coordinazione motoria, per le posture seduta e sdraiata, facilitando la comparsa di atteggiamenti viziati, rigidità articolari, deformità ortopediche.
L'incidenza delle deformità è strettamente legata alla gravità del quadro neurologico; pertanto diventa fondamentale lo screening e il trattamento precoce.
Le deformità possono interessare gli arti superiori, inferiori, il tronco in rapporto al tipo di lesione neurologica. Possiamo avere interessamento di tutti e quattro gli arti (tetraparesi), interessamento prevalentemente degli arti inferiori (paraparesi), interessamento di un solo lato (emiparesi).
Il trattamento chirurgico va sempre concordato con i riabilitatori ed ha come scopo quello di ridurre la spasticità, migliorare la funzionalità motoria, prevenire o correggere le deformità ossee.
I bambini affetti da spasticità presentano in genere deformità in flessione degli arti per la prevalenza dei muscoli flessori sugli estensori; possiamo avere pertanto equinismo dei piedi (punta del piede rivolta verso il basso e deambulazione sulle punte dei piedi), flessione delle ginocchia, adduzione e flessione delle anche, flessione dei gomiti e dei polsi, scoliosi.
Obiettivo degli interventi chirurgici sui muscoli e sui tendini è quello di riequilibrare il tono muscolare riducendo la tensione dei muscoli il cui tono prevale in misura abnorme e migliorando così la funzione e la rigidità articolare. Obiettivo degli interventi sulle parti ossee è quello di prevenire o correggere deformità ortopediche invalidanti e dolorose quali il piede torto, la lussazione dell'anca, la scoliosi.
I pazienti sottoposti ad interventi sulle parti molli vengono tutelati nel post-operatorio con docce di posizione e sono avviati in tempi brevi al trattamento riabilitativo. I pazienti sottoposti a trattamenti sulle parti ossee vengono tutelati con apparecchi gessati o in vetroresina fino ad avvenuta consolidazione della correzione chirurgica.
Il trattamento chirurgico rappresenta un'ottima possibilità terapeutica quando il trattamento conservativo non è più in grado di contrastare l'evoluzione della spasticità e la conseguente comparsa di deformità osteoarticolari.
Oltre alla chirurgia tradizionale, notevole contributo ha portato il trattamento con pompa di Baclofen, in particolare per le gravi forma di spasticità e distonia.
I dati della letteratura suggeriscono di eseguire interventi chirurgici precoci per evitare le gravi deformità che inevitabilmente compaiono nel corso degli anni, con la conseguente necessità di ricorrere a interventi più demolitivi e poco risolutivi per il paziente.
In base alla nostra esperienza, riteniamo che la chirurgia della spasticità rappresenti un valido aiuto per i pazienti cerebrolesi. Molteplici sono le tecniche chirurgiche, le indicazioni richiedono esperienza da parte dell'operatore e una stretta collaborazione con il neuroriabilitatore con cui va condiviso il percorso terapeutico.