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Malattie dalla A alla Z

Mononucleosi

Anche detta malattia del bacio, si trasmette tramite scambio di saliva. I sintomi come febbre, mal di gola e linfonodi gonfi possono protrarsi per settimane 

La Mononucleosi è una malattia infettiva di origine virale molto contagiosa. Può colpire ad ogni età ma è più frequente durante la prima infanzia e in età adolescenziale.
È conosciuta come malattia del bacio o "kissing disease" poiché si trasmette attraverso lo scambio di saliva o attraverso le goccioline che si disperdono dopo colpi di tosse o starnuti, oppure utilizzando oggetti contaminati come giocattoli, posate, bicchieri e piatti. 
Si manifesta con malessere generale simile all'influenza, come sensazione di stanchezza e ingrossamento delle linfoghiandole.

La Mononucleosi è causata di regola dal virus Epstein-Barr (EBV) che appartiene alla famiglia degli herpes virus, gli stessi virus che provocano varicella, herpes labiale o genitale e fuoco di Sant'Antonio.
In alcuni casi è causata da altri virus come il cytomegalovirus. Il contagio può essere diretto e avvenire tramite saliva (via oro-faringea), oppure in maniera indiretta attraverso la condivisione di oggetti contaminati. 
I bambini più piccoli possono infettarsi portando alla bocca giochi contaminati. Se il sistema immunitario è indebolito, ad esempio in periodi di forte stress o dopo una malattia debilitante, la Mononucleosi si contrae più facilmente.

La mononucleosi è un'infezione molto diffusa, infatti quasi il 90% della popolazione è entrata in contatto con il virus Epstein-Barr (EBV) almeno una volta nella vita. 
Il periodo di incubazione va da 30 a 50 giorni negli adulti e negli adolescenti, mentre nei bambini è di circa 10-15 giorni. La mononucleosi può presentarsi con sintomi lievi e fugaci che variano da paziente a paziente e nei bambini viene spesso superata senza dare sintomi o quasi.
Quando si manifesta in forma evidente, i sintomi principali sono:

- Febbre alta e persistente;
- Linfoadenomegalia (linfonodi ingrossati e dolenti sul collo, sotto le ascelle e nel basso ventre);
- Mal di gola dovuto a infiammazione e ingrossamento delle tonsille che presentano anche placche bianco-giallastre. Il mal di gola può rendere difficile la normale deglutizione; 
- Splenomegalia (aumento delle dimensioni della milza);
- Esantema o rash cutaneo (eruzione diffusa) simile a quella del morbillo;
- Mal di testa o dolori articolari;
- Perdita dell'appetito.

I sintomi di solito durano da due a quattro settimane, dopo le quali la maggior parte dei pazienti riesce a riprendere le normali attività quotidiane. Tuttavia, la stanchezza può persistere per settimane e, talvolta, per mesi.

La diagnosi di mononucleosi viene fatta dal medico con l'osservazione dei segni e dei sintomi caratteristici. La Mononucleosi non va confusa con altre malattie infettive con sintomatologia simili come rosolia ed epatite virale.
Per confermare la diagnosi clinica il medico può prescrivere esami ematologici e immunologici specifici che permettono di individuare la presenza degli anticorpi anti-EBV:

- Esame emocromocitometrico: utile a evidenziare l'incremento dei globuli bianchi e, in particolare, dei linfociti;
- Analisi dello striscio ematico: utile per dimostra la presenza di caratteristiche cellule mononucleate tipiche dell'infezione;
- Ricerca degli anticorpi diretti contro l'EBV (anti-EBV EA, anti- EBV VCA, EBNA). 

La mononucleosi generalmente si risolve spontaneamente entro due-otto settimane e senza complicanze. Non esistono terapie specifiche e Il trattamento è sintomatico in quanto mirato a ridurre la gravità dei sintomi. È sempre opportuno far seguire il bambino dal proprio medico durante il decorso della malattia.
È consigliabile il riposo, bere molti liquidi, e al bisogno l'assunzione di farmaci antipiretici e antinfiammatori per trattare febbre o mal di testa. Occasionalmente può rendersi necessario il ricorso ai corticosteroidi.

Attualmente non esiste un vaccino per la Mononucleosi. Va evitato il contatto con le secrezioni (saliva) dei soggetti infetti sia durante il periodo della malattia conclamata sia nei giorni successivi alle manifestazioni cliniche e sintomatiche.
Il paziente non deve essere isolato in quanto la maggior parte degli adulti ne sono immuni e può riprendere la propria attività quotidiana appena si sente pronto per farlo adottando le basilari norme igieniche (evitare la condivisione di cibo, liquidi e posate) per ridurre il rischio di contaminazione.

 


  • A cura di: Ilaria Campagna, Beatrice Ferretti, Luisa Russo
    Unità operativa di Unità Operativa di Funzione di Innovazione e Percorsi Clinici
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 29 ottobre 2019


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