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Malattia di Chagas o tripanosomiasi americana

Causata da un parassita, la malattia è trasmessa dalla puntura di una cimice. La terapia non garantisce la guarigione ed è importante la prevenzione 

La malattia di Chagas (dal nome del medico che per primo ne individuò l’esistenza) detta anche tripanosomiasi americana, è una malattia infettiva causata da un parassita (Trypanosoma Cruzi) trasmesso all'uomo dalla puntura di una cimice (triatomina) e fa parte delle malattie Tropicali Neglette (Neglected Tropical Diseases – NTDs) prevalente in alcune zone rurali di Messico, Sud America e America Centrale.

Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Salute 6-7 milioni di persone al mondo sono infette da questo parassita.

La malattia di Chagas è dovuta all’infezione da Trypanosoma Cruzi, parassita che si trasmette tramite la puntura di cimici, che di solito pungono il viso e le braccia.

La cimice che vive nelle fessure dei muri o nei tetti delle abitazioni costruite con materiale inadeguato, esce allo scoperto di notte per pungere l'uomo.

La trasmissione si può verificare anche attraverso il passaggio del parassita da una donna incinta al suo bambino, con le trasfusioni di sangue o il trapianto di organi e attraverso il consumo di cibo crudo contaminato dalle feci delle cimici.

La malattia di Chagas ha un'incubazione di una o due settimane o anche di più che dà l’avvio alla Fase acuta che può durare due o tre mesi, segue una Fase cronica che, in assenza di terapia, può durare tutta la vita.

La fase acuta di solito non dà sintomi oppure dà sintomi lievi. I bambini piccoli hanno maggiori probabilità di manifestare sintomi rispetto agli adulti. 

Possono comparire:

  • Febbre;
  • Edema (aumento importante del liquido all'interno tessuti come il tessuto sottocutaneo o di quello contenuto in cavità come la cavità polmonare);
  • Malessere;
  • Linfoadenopatia (ingrossamento dei linfonodi);
  • Epatosplenomegalia (contemporaneo aumento di volume del fegato e della milza). 

Raramente possono verificarsi meningoencefalite (infiammazione del cervello e delle meningi), miocardite acuta (infiammazione del tessuto muscolare del cuore), edema delle palpebre (Segno di Romaña).

I sintomi della malattia acuta di Chagas possono risolversi senza trattamento entro 3 mesi e i pazienti passano alla fase cronica dell'infezione. La maggior parte delle persone con infezione cronica non ha sintomi.

Nel 20-30% dei casi, dopo anni o addirittura decenni dall'infezione iniziale, può verificarsi una serie di problemi gravi che colpiscono il cuore (dilatazione cardiaca e disturbi del ritmo cardiaco) o il tratto gastrointestinale con dilatazione dell'esofago e del colon che provocano disturbi dell'alimentazione e del transito intestinale.

Nell'1-10% dei bambini nati da madri infette si può manifestare la forma congenita della malattia di Chagas caratterizzata da basso peso alla nascita, epatosplenomegalia, miocardite e/o meningoencefalite con convulsioni e tremori. Tuttavia la maggior parte dei bambini con infezione congenita non ha sintomi della malattia.

Una attenta anamnesi, lo studio della storia clinica del paziente, la visualizzazione diretta dei parassiti al microscopio e la ricerca di anticorpi diretti contro il parassita sono i metodi utilizzati per diagnosticare la malattia di Chagas. L'Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di utilizzare 2 test diversi prima di prendere decisioni sul trattamento.

La diagnosi della malattia congenita di Chagas può essere fatta durante la fase acuta o i primi 3 mesi di vita visualizzando i parassiti al microscopio o attraverso indagini molecolari (PCR); in questa fase la sierologia non è indicata. Se la malattia non è stata diagnosticata in precedenza, la ricerca degli anticorpi deve essere eseguita dopo i 9 mesi di età.

Nei pazienti immunocompromessi la riattivazione di un infezione viene rilevata con la positivizzazione della PCR, mentre l’esame sierologico in questo caso non risulta di utilità.

Per la cura della malattia di Chagas o tripanosomiasi americana è possibile intervenire attraverso:

  • Trattamento antiparassitario, per ridurre o eliminare il numero di parassiti circolanti;
  • Trattamento sintomatico, per tenere sotto controllo i sintomi della malattia.

Il trattamento antiparassitario della malattia di Chagas non garantisce la guarigione (cioé la completa eliminazione del parassita), specialmente nei pazienti con infezione cronica. Il trattamento è, infatti, raccomandato per le persone in fase acuta e per i neonati con infezione congenita.

Può essere efficace anche per evitare la riattivazione della malattia (per esempio, in condizioni di immunosoppressione) e per i pazienti in fase cronica precoce.

Il trattamento sintomatico dipende dai sintomi specifici e può aiutare le persone con manifestazioni cardiache o intestinali causate dalla malattia di Chagas.

Non esiste un vaccino contro la malattia di Chagas o tripanosomiasi americana.

Chi viaggia in aree dove la malattia è presente ha un basso rischio di ammalarsi se fa attenzione a non dormire in edifici a rischio come capanne costruite con fango e paglia e utilizzare zanzariere impregnate di insetticida sul letto.

Nelle aree dove è presente la malattia, non è consigliabile campeggiare o dormire all'aperto e bisogna evitare il consumo di alimenti non cotti o bevande (come succo di canna da zucchero o di palma) non pastorizzate (trattamento termico per distruggere i germi contenuti nei liquidi).

Nel 20-30% dei pazienti che non sono stati curati, si presenterà la forma cronica della malattia di Chagas (tripanosomiasi americana). Dal momento del contagio iniziale, possono essere necessari più di 20 anni per sviluppare sintomi cardiaci o a carico dell'intestino. Se si sviluppa insufficienza cardiaca, la malattia di Chagas è fatale entro alcuni anni.

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  • A cura di: Stefania Bernardi
    Unità Operativa Infezioni Complesse e Perinatali
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 26  Settembre 2024 


 
 

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