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Toxoplasmosi in gravidanza e infezione congenita

L'infezione è pericolosa in gravidanza perchè può essere trasmessa al feto causando problemi anche gravi al bambino 

Il germe responsabile della Toxoplasmosi è un protozoo, il Toxoplasma gondii, presente nell’intestino del gatto che lo diffonde nell’ambiente attraverso le feci contaminando l’ambiente circostante (lettiera, terreno, acqua erba).

Mangiare frutta o verdura contaminate e non adeguatamente lavate può provocare l’infezione. Ma il toxoplasma si trova anche nei muscoli, e quindi nella carne, di molti mammiferi e uccelli e quindi può essere ingerito con l’alimentazione, provocando l’infezione nell’uomo, se la carne è cruda o poco cotta.

Ulteriore fonte di infezione può essere il latte di capra non pastorizzato e frutti di mare crudi (cozze, ostriche, molluschi).

La Toxoplasmosi nelle persone adulte è una malattia lieve, che decorre senza sintomi in più dell’80% dei casi.

Quando presenti i sintomi sono lievi e aspecifici: qualche linfonodo ingrandito, febbricola passeggera e senso di stanchezza, cefalea o dolori muscolari che comunque si risolvono spontaneamente in pochi giorni. In genere non ci accorgiamo di averla contratta ma conferisce una immunità permanente.

Quindi se siamo immuni, cioè abbiamo gli anticorpi (Immunoglobuline G specifiche -IgG) positivi e stabili nel tempo, il rischio di infezione solitamente non c’è.

L’ importanza clinica della Toxoplasmosi risiede soprattutto nel fatto che se contratta in gravidanza l’infezione può essere trasmessa al feto e al neonato, provocando danni cerebrali, viscerali e visivi. La gravità di questi danni dipende dalla settimana di gravidanza nella quale la futura mamma contrae l’infezione. 

In caso di infezione in gravidanza il rischio di trasmissione al feto è del 40% circa.

Il tasso di trasmissione verticale aumenta all’aumentare dell’età gestazionale (passando dal 15% del primo trimestre al 71% delle ultime 3-4 settimane prima del parto) ma il rischio di danni fetali si riduce con l’aumentare dell’età gestazionale.

Per parlare un po’ di numeri e dare una dimensione al problema, sappiamo che in Italia nascono in media 300-350 neonati ogni anno che manifestano sintomi medio gravi di infezione congenita da Toxoplasma gondii ed in Europa ne nascono all’incirca 3000.

I possibili danni al feto e gli esiti patologici a distanza sono tanto più seri quanto più precoce è l’epoca di gestazione in cui l’infezione compare nella mamma.

Se l’infezione materna viene contratta prima delle 13 settimane di gestazione le probabilità di danno in utero, di sintomi alla nascita e di esiti a distanza sono maggiori. Nel caso in cui il Toxoplasma venga trasmesso al feto il 90% dei bambini non presenterà alcun sintomo alla nascita (infezione subclinica).

Dei bambini che nascono con toxoplasmosi congenita sintomatica i due terzi presenteranno malattia lieve-moderata mentre un terzo malattia severa

I sintomi alla nascita sono molto variabili, i più frequenti sono: corioretinite (disturbo della vista), calcificazioni intracraniche e idrocefalo (aumento della quota liquida nel cervello). Una parte dei bambini asintomatici alla nascita potrà presentare dei disturbi in epoche successive della vita come ad esempio disturbi della vista, dell’udito, dell’equilibrio, ritardo neurocognitivo, ritardo di crescita soprattutto se non trattati adeguatamente.

Prevenire l’infezione da Toxoplasma in gravidanza è semplice, è sufficiente fare un po’ di attenzione. 
In primo luogo è importante seguire alcune regole semplici di prevenzione:

  • Se si possiede un gatto, non farlo uscire, somministrare cibi secchi o ben cotti, non vuotare personalmente la lettiera o utilizzare dei guanti a perdere;
  • Non mangiare mai carne cruda salumi o insaccati; non manipolare carne cruda; lavare accuratamente frutta e verdura prima di mangiarla;
  • In giardino indossare sempre i guanti perché la terra potrebbe essere contaminata da feci di gatto;
  • Non assumere latte di capra non pastorizzato;
  • Non mangiare molluschi e frutti di mare crudi.

È necessario poi effettuare un test di screening, se possibile prima del concepimento o comunque all’inizio della gestazione. Se il test è positivo per IgG specifiche, ma non per le IgM stiamo tranquilli perché c’è una situazione di immunità che impedisce nuove infezioni.

Se le IgG e le IgM specifiche fossero assenti (negative) allora la mamma è suscettibile all’infezione, cioè potrebbe contrarla. Sarà sufficiente ripetere circa ogni mese il dosaggio degli anticorpi, (l’esame è a carico del Servizio Sanitario Nazionale) potendo iniziare la terapia al primo segno di infezione, se necessario.

Esistono antibiotici efficaci contro il Toxoplasma e non dannosi per il nascituro, che somministrati prevengono l’infezione fetale e il bambino ha la probabilità quasi totale di nascere senza alcun problema. Pertanto la scelta migliore è affidarsi al proprio ginecologo e seguire attentamente le indicazioni.

Il servizio di diagnosi e trattamento antinfettivo in gravidanza è attivo presso l’Unità Operativa di Medicina e Chirurgia Fetale e Perinatale, le visite sono svolte da uno o più specialisti: ostetrico per la mamma, neonatologo, infettivologo e psicologo, che intervengono in relazione alle problematiche della mamma e del bambino in grembo o dopo la nascita.

 

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  • A cura di: Francesca Ippolita Calò Carducci
    Unità Operativa di Malattie Infettive
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 19  Settembre 2024 


 
 

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