La SARS (dall'inglese Severe Acute Respiratory Sindrome, ovvero Sindrome Respiratoria Acuta Grave) è una malattia infettiva acuta che interessa prevalentemente l'apparato respiratorio presentandosi come una polmonite atipica. La causa della SARS è un nuovo tipo di virus, SARS-CoV-1 (dall'inglese SARS-associated CoronaVirus-1), che appartiene alla famiglia dei Coronavirus. La SARS è apparsa per la prima volta nel novembre 2002 nella provincia del Guangdong in Cina.
Pur essendo una malattia respiratoria grave, nell'80% circa dei casi evolve spontaneamente verso la guarigione. La mortalità media per SARS, sulla base dei dati comunicati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, si aggira intorno al 9%, simile a quella riscontrata per polmoniti atipiche dovute ad altre cause.
La trasmissione del SARS-CoV-1 avviene principalmente attraverso goccioline prodotte con la tosse o gli starnuti e che raggiungano direttamente le mucose di bocca, naso e occhi di persone situate a meno di 1 metro di distanza o portando a contatto con bocca, naso e occhi le mani contaminate con goccioline infette.
Dopo un periodo d'incubazione di durata stimata tra 2 e 10 giorni, e una sintomatologia non specifica (stanchezza, malessere, dolori muscolari, cefalea), il quadro clinico comprende nella maggior parte dei casi febbre superiore a 38°C preceduta da brivido, tosse secca insistente e difficoltà a respirare, fino all'insufficienza respiratoria nei casi più gravi con necessità di ventilazione artificiale.
Altri sintomi (malessere generale, diarrea, dolore toracico, cefalea, indolenzimento muscolare, vomito ed eruzione cutanea) si presentano con frequenza molto minore, sempre in concomitanza con il quadro febbrile-respiratorio. Importanti fattori sfavorevoli sembrano essere l'età avanzata e la concomitanza di malattie sistemiche (malattie cadiovascolari, broncopneumopatia cronica, diabete mellito, tumori e malattie epatiche croniche), mentre rari sono stati i casi di SARS riportati in età pediatrica e adolescenziale. Nella maggior parte degli episodi l'infezione tende ad autolimitarsi, con lenta ma progressiva riduzione dei sintomi nei 10-15 giorni successivi all'inizio della malattia.
Secondo la definizione dell'OMS, un caso "sospetto" di SARS viene definito tale in presenza di temperatura corporea superiore a 38°C, tosse e dispnea (difficoltà respiratoria), e soggiorno o transito in aree a rischio, o contatto con pazienti affetti da SARS CoV-1 nei 10 giorni precedenti la comparsa della sintomatologia.
Un probabile caso di SARS si ha quando, in un caso sospetto, anche la radiografia del torace è compatibile con polmonite atipica o sindrome da distress (insufficienza) respiratorio.
Parallelamente alla radiografia del torace, vanno svolti anche esami di laboratorio per la ricerca sierologica degli anticorpi e il test molecolare (PCR) per la ricerca del materiale genetico (genoma) del virus; quest'ultima indagine serve a individuare, in un campione di tessuto o di sangue del paziente, l'eventuale presenza del virus SARS-CoV-1.
L'OMS, ai tempi dell'epidemia del 2002, denominò le diagnosi confermate con tali procedure, come "SARS confermate in laboratorio", a sostegno della loro attendibilità.
Non esiste ancora oggi una terapia specifica per la SARS. Nell'attuale stato di conoscenza sulle cause della SARS, e in assenza di agenti antivirali sicuramente efficaci (con la "possibile" eccezione della rivabirina), il trattamento è strettamente sintomatico e di supporto, comprendendo l'ossigenoterapia o la ventilazione assistita, quando necessaria, un trattamento a base di corticosteroidi in caso di complicazioni polmonari, e una antibioticoterapia praticata con macrolidi o fluorochinolonici (agenti attivi nei confronti dei microrganismi usualmente responsabili delle polmoniti) per prevenire o curare eventuali sovrainfezioni batteriche.
Se vengono segnalati casi di SARS CoV-1 nella zona in cui si vive, è opportuno adottare alcune misure di prevenzione – istruendo molto attentamente i bambini - per minimizzare il rischio che la malattia possa trasmettersi anche in famiglia:
- Lavarsi le mani regolarmente e più frequentemente del solito con acqua calda e sapone;
- Evitare di toccarsi gli occhi, il naso e la bocca;
- Utilizzare fazzoletti di carta e non le mani per coprirsi la bocca quando si tossisce e buttare immediatamente il fazzoletto.
I casi di SARS CoV-1 "sospetta" devono essere seguiti in regime di isolamento, e il personale addetto all'assistenza deve essere dotato di misure di protezione di barriera (dispositivi di protezione individuale o DPI) nei confronti delle secrezioni respiratorie e degli altri liquidi biologici (mascherine facciali filtranti, visiere protettive, guanti, camici protettivi e copriscarpe monouso).
Il lavaggio delle mani con acqua e detergenti prima e dopo ogni intervento assistenziale, e la disinfezione (per esempio con ipoclorito) di tutti gli strumenti non monouso impiegati sul paziente è obbligatoria. I casi di SARS CoV-1 "probabile" devono essere fatti transitare all'interno delle aree ospedaliere secondo percorsi ad essi dedicati, e ospedalizzati in apposite camere di degenza a pressione negativa (dove è garantito un isolamento respiratorio), fornite di adeguati ricambi di aria, limitando al minimo gli accessi dei visitatori, ed organizzando l'attività di assistenza del personale in modo personalizzato.
L'ospedalizzazione di un paziente con SARS CoV-1 "sospetta" va immediatamente notificata al Comitato per il controllo delle infezioni del presidio ospedaliero in oggetto, e in apposite schede di sorveglianza devono essere contemporaneamente indirizzate al Ministero della Salute e ASL competente per territorio.
Dal 2004 non sono più stati segnalati casi di SARS da Coronavirus di tipo 1
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