L'intolleranza al lattosio è una condizione in cui l'organismo non è in grado di digerire correttamente il lattosio, uno zucchero presente nel latte e nei prodotti lattiero-caseari.
Questa difficoltà deriva dalla carenza o assenza dell'enzima lattasi, presente nell'intestino tenue, responsabile della scissione del lattosio in glucosio e galattosio, zuccheri semplici facilmente assorbibili.
La lattasi è un enzima presente sulla superficie delle cellule della mucosa intestinale, già attivo nell'organismo a partire dalla 23ª settimana di gestazione. La sua attività raggiunge il picco alla nascita e rimane elevata durante i primi mesi di vita, quando il latte rappresenta l'unica o principale fonte di nutrimento per il neonato.
Con l'inizio dello svezzamento e, dunque, con l'introduzione graduale di nuovi alimenti e l'abbandono del latte materno, l'attività della lattasi inizia a diminuire. Questo processo è geneticamente programmato, motivo per cui l'intolleranza al lattosio è considerata una condizione fisiologica piuttosto che una malattia.
La principale causa dell'intolleranza al lattosio è legata alla naturale riduzione della funzione dell'enzima lattasi con l'avanzare dell'età. Questa condizione è comune in gran parte della popolazione del bacino del Mediterraneo ed è ancora più frequente tra le popolazioni asiatiche.
Il deficit congenito di lattasi è estremamente raro. Al contrario, deficit acquisiti, spesso temporanei, possono verificarsi dopo episodi di diarrea acuta (nota come sindrome post-enteritica) o in caso di malassorbimento intestinale non trattato, come nelle fasi iniziali della celiachia.
Poiché la lattasi è un enzima inducibile, capace cioè di aumentare la propria attività funzionale, è consigliabile mantenere sempre una minima quantità di lattosio nella dieta, se tollerato. Questo aiuta a stimolare la produzione dell'enzima e può migliorare la tolleranza al lattosio nel tempo.
Le cause principali dell'intolleranza al lattosio includono:
- Deficienza primaria di lattasi: È la forma più comune e si verifica quando la produzione di lattasi diminuisce naturalmente con l'età. Questo è particolarmente rilevante in alcune popolazioni dove l'assunzione di latticini diminuisce dopo l'infanzia.
- Deficienza secondaria di lattasi: risultante da danni all'intestino tenue dovuti a infezioni, infiammazioni o altre malattie come la celiachia. Questi danni possono ridurre temporaneamente o permanentemente la produzione di lattasi.
- Deficienza congenita di lattasi: Una rara condizione genetica in cui i neonati nascono senza la capacità di produrre lattasi. È una situazione grave che richiede interventi dietetici immediati.
I sintomi principali sono:
- Dolori e crampi addominali;
- Gonfiore addominale;
- Flatulenza;
- Diarrea;
- Nausea e, occasionalmente, vomito.
Questi sintomi, in genere, si hanno a breve distanza dall'assunzione di latte o dei derivati e dipende dalla quantità di lattosio assunta. I sintomi emergono tipicamente da 30 minuti a 2 ore dopo l'ingestione di lattosio e possono variare in intensità.
Di solito i sintomi terminano spontaneamente in breve tempo. Nella sindrome post-enteritica, in seguito ad una gastroenterite acuta, è possibile che l'attività della lattasi rimanga ridotta per tempi più lunghi.
Nei bambini, questi sintomi possono interferire con l'appetito e il benessere generale, rendendo importante una diagnosi tempestiva.
La diagnosi dell'intolleranza al lattosio generalmente non richiede esami specifici, ma si basa sull'osservazione dei sintomi e sulla loro storia clinica, in particolare sulla relazione tra il consumo di alimenti contenenti lattosio e la comparsa dei disturbi. La diminuzione o scomparsa dei sintomi dopo l'eliminazione del lattosio dalla dieta serve come ulteriore conferma della diagnosi.
Qualora fosse necessario, si possono eseguire indagini di laboratorio come il Breath test al lattosio o un test genetico, ma è importante prima escludere altre cause di malassorbimento che potrebbero provocare sintomi simili. Se c'è una chiara correlazione tra l'assunzione di lattosio e l'insorgenza dei sintomi, questi test potrebbero non essere necessari.
Il Breath test al lattosio consiste nel misurare la quantità di idrogeno nell'aria espirata dopo che il bambino ha ingerito una dose specifica di lattosio; il bambino soffia in appositi dispositivi a intervalli di tempo prestabiliti. Il test genetico, invece, identifica principalmente il polimorfismo C/T-13910, permettendo di determinare una predisposizione genetica all'intolleranza al lattosio. Tuttavia, nessuno dei due test è indispensabile per stabilire la diagnosi.
L'astensione dal consumo di latte e derivati contenenti lattosio porta a una rapida remissione dei sintomi. È fondamentale però intervenire solo sui pazienti che presentano sintomi evidenti.
È importante identificare la dose massima di lattosio che il bambino è in grado di tollerare. In base alla tolleranza, la gestione dell'intolleranza al lattosio si concentrerà su:
- Riduzione o eliminazione degli alimenti ad alto contenuto di lattosio.
- Scelta di alternative alimentari: il consumo di latte senza lattosio (latte che ha subito un processo di idrolisi enzimatica del lattosio) o bevande vegetali fortificate come quelle di soia, mandorla o riso.
- Consumo di alimenti a basso contenuto di lattosio: Yogurt e formaggi stagionati sono spesso meglio tollerati poiché contengono meno lattosio. Questo perché i formaggi hanno un contenuto di lattosio tanto minore quanto più lunga è la loro stagionatura e alcuni yogurt contengono lattosio già parzialmente digerito grazie alla presenza di batteri.
Non esiste un modo per prevenire la graduale e naturale diminuzione dell'attività della lattasi, legata al normale funzionamento dell'organismo.
L'intolleranza al lattosio è quindi, entro certi limiti, una condizione fisiologica. Solo nei soggetti in cui questa riduzione è particolarmente marcata di solito a causa di una predisposizione genetica possono manifestarsi sintomi.
Sebbene non sia sempre possibile prevenirla, un’alimentazione equilibrata (con introduzione graduale di alimenti contenenti lattosio) e un’educazione alimentare volta a individuare fonti, anche nascoste, di lattosio, possono essere di aiuto.
Con una gestione adeguata, i bambini con intolleranza al lattosio possono condurre una vita sana, senza particolari accortezze e controlli.
L'educazione familiare è cruciale per assicurare che la crescita e le esigenze nutrizionali (ad esempio, l’apporto di calcio) siano soddisfatte.
La collaborazione con un nutrizionista pediatrico può offrire strategie personalizzate per garantire una dieta equilibrata.
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