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Cytomegalovirus nel bambino

L'infezione da cytomegalovirus è un'infezione frequente e di solito innocua che tuttavia, in gravidanza, può infettare il feto e provocare danni anche gravi 

Il Cytomegalovirus (CMV) è un virus ubiquitario che appartiene alla famiglia dei virus Herpes e che può infettare persone di tutte le età. Una volta contratta l'infezione, il virus rimane latente all'interno dell'organismo per tutta la vita e può riattivarsi in caso di indebolimento del sistema immunitario.

L'infezione da Cytomegalovirus si verifica spesso nei bambini più grandi e negli adulti senza dare alcun sintomo. Poiché si ritrova nella saliva, nelle urine e in altri fluidi corporei, il virus si trasmette facilmente nell'ambiente domestico e nelle comunità scolastiche tramite contatto da persona a persona e, più raramente, per contatto con l’urina dei bambini infetti.

Può venir trasmesso dalla madre al feto durante la gravidanza o nel corso del parto ed è infatti la più comune infezione virale congenita. Può anche venir trasmesso al lattante con il latte materno.

Nella maggior parte del casi le infezioni acquisite dopo la nascita non provocano sintomi (infezioni asintomatiche). Il 10% delle infezioni da CMV determina una malattia acuta febbrile, definita anche “mononucleosi da Cytomegalovirus”, che si può complicare con epatite e aumento delle transaminasi.
Manifestazioni meno frequenti dell’infezione acuta da Cytomegalovirus in bambini che hanno un normale sistema immunitario comprendono:

Nei soggetti con malattie che compromettono il sistema immunitario (come l’infezione da HIV), l’infezione da CMV è una complicanza virale frequente. Il virus può infettare la retina dell’occhio. Questa infezione (retinite da CMV) può causare cecità. Si possono anche sviluppare infezioni del cervello (encefalite), polmonite e/o ulcere nell’intestino o nell’esofago.

Quando una donna in gravidanza si infetta per la prima volta con il Cytomegalovirus, il neonato può andare incontro a complicazioni.
Si stima che, ogni 150 bambini circa infettati dalla madre in utero, almeno uno vada incontro a complicanze che, nella metà circa dei casi sono gravi: 

Negli altri casi, i rischi cui il neonato va incontro sono:

  • Parto prematuro;
  • Basso peso alla nascita;
  • Fegato e milza di volume ingrossato (epatosplenomegalia);
  • Polmonite.

La diagnosi confermata tramite il dosaggio degli anticorpi IgM diretti contro il CMV, indicativi di infezione acuta o recente; infatti in alcuni soggetti possono persistere fino a 4 mesi dopo la fase acuta. 
Gli anticorpi IgG indicano che l’infezione è avvenuta nel passato. La diagnosi molecolare di Cytomegalovirus, mediante amplificazione genica (PCR), permette di identificare il virus nel sangue fornendo indicazioni sulla moltiplicazione virale.

Il soggetto con sistema immunitario che funziona normalmente e che contrae il Cytomegalovirus non ha generalmente necessità di terapia antivirale. La malattia tende a guarire spontaneamente e può essere gestita solo con terapia di supporto (antipiretici, soluzioni reidratanti).

Il paziente immunodepresso con diagnosi di infezione da Cytomegalovirus necessita di trattamento antivirale con Ganciclovir, da considerare anche se non presenta localizzazioni d'organo. La terapia è inizialmente endovena poi seguita da terapia per via orale con Valganciclovir.

Gli effetti collaterali della terapia sono reversibili e dipendono dal dosaggio che si è dovuto utilizzare. Sono legati principalmente alla soppressione del midollo osseo: diminuzione del numero di globuli bianchi (leucopenia), anemia o diminuzione del numero di piastrine (piastrinopenia). Inoltre si può verificare un aumento delle transaminasi che raramente richiede una interruzione della terapia.

Non esiste attualmente un vaccino per la prevenzione del Cytomegalovirus.
Esso si può trasmettere:

  • Per contatto diretto con i fluidi corporei di un soggetto con infezione in corso (saliva, lacrime, urine, feci, secrezioni vaginali e spermatiche);
  • Per via transplacentare dalla mamma infetta;
  • Attraverso il latte materno della mamma infetta;
  • Con trasfusione di sangue o emoderivati;
  • Con il trapianto di cellule staminali emopoietiche (trapianto di midollo) o di organi solidi come rene o fegato.

Il modo migliore per limitare il rischio di contagio è un'attenta igiene personale, soprattutto per le categorie di persone più vulnerabili alla malattia (donne in gravidanza, soggetti immunodepressi, bambini piccoli o neonati).

È sempre buona regola lavarsi le mani con acqua calda e sapone prima di mangiare e di preparare e servire il cibo, dopo aver cambiato i bambini, dopo essere andati in bagno e dopo ogni tipo di contatto con fluidi corporei. È opportuno evitare di scambiarsi posate o altri utensili durante i pasti, soprattutto con bambini piccoli.

Quanto alle trasfusioni di sangue ai soggetti immunodepressi e trapiantati, la possibilità di trasmettere il Cytomegalovirus viene minimizzata ricorrendo a donatori sieronegativi (quelli che non hanno anticorpi contro il Cytomegalovirus e che quindi non si sono mai infettati).

 

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  • A cura di: Annalisa Grandin
    Unità Operativa di Pediatria Generale
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 11 ottobre 2021


 
 

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