L’anoressia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da un rapporto alterato con il cibo e da un’errata percezione di sé, che può causare gravi danni sullo stato di salute. Nasconde una serie di disturbi psicologici e sociali più profondi.
In genere i Disturbi del Comportamento Alimentare (l’anoressia come anche la bulimia), hanno origine in particolari situazioni biologiche, psicologiche e sociali. La causa è di solito indicata come multifattoriale, cioè dipende da molte ragioni insieme, che possono essere:
- Fattori biologici: predisposizione genetica;
- Fattori psicologici: tratti di personalità quali ossessività, perfezionismo (la persona anoressica è generalmente efficiente, apparentemente piena di energia, tende a obiettivi perfezionistici in diversi contesti), umore disforico (alterazione dell’umore, associato ad irritabilità e nervosismo), rigidità cognitiva, vale a dire difficoltà nell'adattare il proprio pensiero ai cambiamenti dell'ambiente;
- Fattori familiari: dinamiche relazionali che ostacolano il normale processo di separazione tra genitori e figli;
- Fattori socio-culturali: idealizzazione di un modello femminile di magrezza ed efficienza.
L'anoressia nervosa è caratterizzata dalla ricerca della magrezza eccessiva e si manifesta attraverso una restrizione alimentare ostinata, finalizzata alla perdita di peso o al mantenimento di un peso inferiore a quello normale per l'età e per l'altezza.
I sintomi e le manifestazioni tipiche dell’anoressia nervosa sono:
- La preoccupazione eccessiva per il proprio peso, che rimane anche dopo aver raggiunto una condizione di forte magrezza;
- Il rifiuto o l'alterazione del rapporto con il cibo;
- Un'errata percezione corporea e dei normali bisogni dell’organismo (fame, sete, temperatura corporea).
I Disturbi del Comportamento Alimentare sono, tra i disturbi psichiatrici, quelli che richiedono la maggiore collaborazione possibile tra medici con differenti specializzazioni.
L'anoressia può essere infatti causa di complicanze mediche gravi. Questo rischio impegna i professionisti dell'infanzia e dell'adolescenza a una diagnosi precoce e a un intervento terapeutico corretto, centrato non solo sul comportamento alimentare ma anche sul:
- Disagio emotivo;
- Disturbo ossessivo del pensiero;
- Depressione;
- Sofferenza familiare.
Proprio perché l’anoressia nervosa ha una causa multifattoriale e coinvolge aspetti strettamente medici, aspetti psicologici individuali e relazionali, il trattamento deve essere integrato, con l'intervento di diverse figure professionali: psichiatri, psicologi, nutrizionisti, specialisti di medicina interna e altri ancora.
Sono necessari, infatti, interventi medici per:
- Garantire le opportune correzioni dell'equilibrio idro-salino;
- Tenere sotto controllo le condizioni dei vari organi compromessi;
- Assicurare una nutrizione minima che potrebbe dover essere effettuata per via enterale, tramite una sonda che viene posizionata nell'apparato digerente, oppure parenterale, vale a dire per mezzo di una fleboclisi endovenosa.
Ma a questo trattamento dei sintomi dell’anoressia va necessariamente affiancato un trattamento degli aspetti psicologi e relazionali per incidere sulle cause profonde della malattia.
Il trattamento degli aspetti psicologici e relazionali deve essere programmato per un lungo periodo di tempo e combinato anche ad altri interventi come:
- Interventi di terapia familiare a impostazione relazionale;
- Psicoterapia individuale e di gruppo;
- Psicoterapia familiare;
- Controllo dietologico/nutrizionale;
- Terapia farmacologica.
Infatti tale intervento non deve essere centrato solo sul comportamento alimentare ma anche sul disagio emotivo sottostante, sul disturbo ossessivo del pensiero, sull’alterazione dell’umore e sulla sofferenza familiare.
Quando la restrizione alimentare interferisce con la normale curva di crescita o con il raggiungimento del peso previsto per età e per altezza, ma non si accompagna alla paura di ingrassare, alla percezione distorta della propria immagine fisica e alla ricerca volontaria di eccessiva magrezza, spesso può trattarsi di un nuovo disturbo.
Si tratta dell’ARFID (dall’inglese: Avoidant/Restrictive Food Intake Disorder, ovvero Disturbo Evitante Restrittivo dell’Assunzione di Cibo) che si osserva prevalentemente nell’infanzia e nella prima adolescenza.
Riguarda per lo più bambini che hanno difficoltà ad assumere il cibo per la paura di strozzarsi o per le caratteristiche organolettiche del cibo stesso (consistenza, colore, odore).
I maschi sono più colpiti ed è un disturbo che spesso si associa a una discreta componente ansiosa.
La diagnosi precoce permette di evitare conseguenze cliniche e nutrizionali più gravi e di evitare che si inseriscano problematiche psicosociali che possono aggravare notevolmente la situazione complessiva.
Quando si intravedono questi problemi è sempre bene, quindi, rivolgersi a Centri Specializzati per i disturbi alimentari, dove può essere definito il percorso clinico più appropriato.
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