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Anestesia nei bambini

Cosa avviene prima, durante e dopo l'anestesia 

L'anestesia generale è una interruzione temporanea e reversibile dello stato di coscienza, indotta farmacologicamente. L’anestesia generale si rende necessaria in qualsiasi procedura in cui possa essere evocato dolore, oppure come nel caso dei bambini, sia necessaria una assoluta immobilità.

Infatti in campo pediatrico non è solo importante controllare il dolore ma occorre anche abolire lo stress psicologico correlato alle manovre chirurgiche, e mantenere l'immobilità affinché quelle stesse manovre risultino efficaci e sicure.

Qualsiasi intervento chirurgico può provocare paura e dolore nei bambini, per cui è quasi sempre necessario il ricorso all'anestesia generale.

Questa si avvale di farmaci (inalatori ed endovenosi), che agiscono sul cervello e consentono di dormire (farmaci ad azione ipnotica), di non avvertire il dolore (farmaci ad azione antalgica) e, ove necessario, di bloccare la muscolatura volontaria (farmaci miorisolutori).

Un'attenta e precisa combinazione di queste tre componenti farmacologiche, scelta in modo personalizzato per ogni paziente dal medico anestesista, determina l'anestesia generale.


Nel caso di procedure diagnostiche (invasive e non) o di interventi di chirurgia ambulatoriale, che non sono gravati da una  importante componente dolorifica,  grazie anche all’ausilio dell’anestesia locoregionale, è sufficiente un livello di anestesia che garantisca l'immobilità del paziente.

In queste situazioni, utilizzando i farmaci ipnotici e/o sedativi, si mantiene uno stato di incoscienza che viene definito sedazione profonda e consente al paziente di non essere reattivo a stimoli verbali o tattili ma di respirare spontaneamente e in modo autonomo.

La sedazione profonda permette l’esecuzione delle procedure in assoluto comfort e sicurezza per il paziente, garantendo una rapida ripresa.

Per tutte le procedure che richiedano un’anestesia generale o  sedazione profonda occorre sottoporre il bambino a una visita anestesiologica pre-operatoria. La visita rappresenta il momento in cui si raccolgono le informazioni che aiutano a definire l'idoneità del piccolo paziente alla procedura proposta, e permette di valutare il cosiddetto rischio anestesiologico.

La visita pre-operatoria rappresenta dunque il momento in cui la famiglia e il bambino conoscono meglio la figura professionale del medico anestesista.
Durante la visita vengono individuati eventuali elementi di rischio che non vogliono e non devono essere motivo di ansia per i genitori.

Tali informazioni sono necessarie per pianificare la migliore  condotta anestesiologica possibile, programmando anche il percorso postoperatorio. I genitori d’altro canto potranno esprimere il loro libero ed informato consenso all’anestesia e all’atto chirurgico con una piena consapevolezza della procedura, la cui responsabilità resta però a carico dell'anestesista. 

È importante sottolineare che il modulo che firmano i genitori per acconsentire alla procedura, non solleva i medici anestesisti dalla responsabilità delle scelte effettuate prima e durante l'intervento. La firma del consenso informato attesta l’avvenuto processo di informazione e di consapevolezza riguardo l’anestesia, e il libero assenso alla procedura.

La visita preanestesiologica si compone di due momenti fondamentali: l’anamnesi e l’esame obiettivo.
Secondo Linee Guida nazionali, e sulla scorta della letteratura internazionale, viene effettuata durante la visita una anamnesi familiare e personale -remota e prossima- mirata ad individuare:

  • Malattie di particolare interesse anestesiologico (problemi cardiovascolari, storia di coagulopatie, malattie neuromuscolari);
  • Una effettiva storia clinica di reazioni allergiche;
  • Eventuali reazioni avverse a precedenti anestesie generali / sedazioni profonde.

L'esame obiettivo e l'indicazione chirurgica forniscono gli elementi utili per valutare l'idoneità del paziente, con o senza la necessità di ulteriori indagini preoperatorie. Nella valutazione dell'idoneità all'anestesia, soprattutto in ambito pediatrico, è opportuno limitare tutte le manovre che possano provocare uno stress superfluo e dannoso al paziente. 

Prelievi del sangue, elettrocardiogramma o radiografie del torace vanno eseguiti solo in casi selezionati, in quanto i bambini non sono esposti a patologie degenerative né ai fattori di rischio (come il fumo), che possono indurre danni in organismi adulti.

Per cui solo quando non è possibile ricostruire in maniera chiara l’anamnesi personale e/o familiare del paziente, oppure quando il risultato di un test può modificare la condotta anestesiologica, si eseguono esami pre-operatori.

Il digiuno preoperatorio è una norma fondamentale per la sicurezza del paziente. 

Al momento dell'induzione dell'anestesia c'è un rilascio dello sfintere esofageo e il materiale che è all'interno dello stomaco può risalire attraverso l'esofago, con il rischio che venga inalato (respirato), ostruendo le vie aeree e invadendo gli alveoli polmonari.

L'inalazione di materiale gastrico può provocare gravi difficoltà nell’ossigenazione, e può anche causare una pericolosa polmonite ab ingestis.

È fondamentale quindi sincerarsi che il bambino sia completamente a digiuno al momento di entrare in sala operatoria.

Durante la visita pre-anestesiologica il medico anestesista prescriverà le norme sul digiuno in base al tipo di alimentazione (latte materno, latte di formula, cibi solidi) e al tipo di intervento.

Il bambino viene addormentato nella cosiddetta fase di induzione, che può essere inalatoria, con la mascherina, o endovenosa. La scelta viene fatta in base all'età del bambino e all'attitudine legata a una sua preferenza per l'accesso venoso.

È da sottolineare che nessuna delle due può essere considerata più pericolosa dell'altra; ciascuna viene condotta con la dovuta prudenza e attenzione, e con l’ausilio del monitoraggio emodinamico. 

Si procede quindi con la fase di mantenimento dell'anestesia, per la sola durata dell'intervento, attraverso un'ampia gamma di farmaci e di dispositivi per la loro gestione, e reintegrando le perdite legate al digiuno attraverso una adeguata idratazione. 

L'anestesia termina alla fine dell'intervento, con la completa ripresa dello stato di coscienza del bambino e l'autonoma gestione della funzione respiratoria. Il paziente viene quindi dimesso dalla sala operatoria quando raggiunge un livello di coscienza adeguato cui si unisce una respirazione valida e parametri cardiaci nella norma.

Non è quindi il tempo il discrimine per la dimissione dalla sala operatoria, ma le condizioni del paziente.

Al momento del risveglio dall'anestesia, il bambino può apparire più assopito del solito, ma sempre risvegliabile.

Nel paziente pediatrico è un evento frequente il delirio del risveglio, cioè uno stato di agitazione psicomotoria al rientro in reparto che, in larga parte, è dovuto al disorientamento spazio-temporale che i bambini avvertono in questa fase e che, per loro natura non sanno gestire da soli.

È molto importante nelle prime ore dopo l’anestesia la rassicurazione di un genitore o di adulto di fiducia, finché la realtà che li circonda non sia di nuovo sotto il loro controllo. Alla ripresa dell'alimentazione si può manifestare nausea e/o vomito postoperatorio.

In realtà non “vomitano l'anestesia”, come erroneamente si crede, ma è la reazione di un organismo non pronto alle funzioni digestive per il rallentamento della peristalsi intestinale, indotto dai farmaci anestetici.

Spesso si risolve dopo poco tempo, con l'ausilio del mantenimento costante dell'idratazione endovenosa. In altri casi, fortunatamente più rari, con l'utilizzo di farmaci specifici.

Ai genitori è richiesta una partecipazione attiva, sia per rassicurare il bambino che per metterlo nelle condizioni di rispettare le indicazioni degli anestesisti.
Sarà dunque fondamentale la loro collaborazione:

  • Nel controllo del digiuno pre-operatorio, secondo le indicazioni fornite dall'anestesista durante il colloquio;
  • Nella preparazione e nella rassicurazione all'ingresso in sala, durante la fase di induzione;
  • Nella consolazione postoperatoria;
  • Nella gestione a casa del dolore post-operatorio, in caso di chirurgia ambulatoriale o di day surgery.

Spesso si commette l'errore di trasmettere le proprie paure e le proprie ansie ai figli. 

È importante ricordare sempre che la tranquillità di un genitore è la componente più importante per far superare al bambino ogni aspetto legato al ricovero e all'intervento, non sostituibile con alcun farmaco. 

Pur nella considerazione delle esigenze individuali, sarà comunque richiesto un rispetto di regole che non rappresentano arbitrarie decisioni di carattere punitivo o coercitivo, ma che hanno come obiettivo la sicurezza di tutti i pazienti e il regolare svolgimento dei servizi che ruotano intorno all'attività della Sala Operatoria.

 

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  • A cura di: Alessandro Vittori
    Unità Operativa di Anestesia, Rianimazione e Comparto Operatorio Roma
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Ultimo Aggiornamento: 05  Novembre 2024 


 
 

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