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Sindrome di Smith-Magenis

Malattia rara. È caratterizzata da deficit neurocognitivi e tra i sintomi c'è un grave ritardo del linguaggio 

La sindrome di Smith-Magenis è una malattia genetica rara caratterizzata da deficit neurocognitivi di grado variabile, ritardo delle tappe dello sviluppo motorio e del linguaggio, alterazioni del ritmo sonno-veglia, anomalie scheletriche e suscettibilità a sviluppare disturbi del comportamento. La sua frequenza è stimata tra 1/15.000 e 1/25.000.

È una condizione genetica sporadica, cioè non trasmessa al figlio dai genitori, causata dalla microperdita di parte del braccio corto di un cromosoma 17 in regione 17p11.2, oppure, nel 10% circa dei casi, da mutazioni del gene RAI1 (retinoic acid-induced 1) situato in questa stessa regione del genoma. 

Il quadro clinico dei soggetti che presentano la sindrome di Smith-Magenis è caratterizzato dalla presenza di: deficit cognitivo variabile (moderato-lieve), grave ritardo del linguaggio, disturbi del sonno e alterazioni del ritmo circadiano, neuropatia periferica, caratteristiche cranio-facciali, tra cui la diminuzione del diametro antero-posteriore della testa rispetto alla norma (brachicefalia), fronte bombata, aumento anomalo della distanza tra i bulbi oculari (ipertelorismo), sopracciglia tendenzialmente congiunte al centro (sinofria), rime palpebrali oblique verso l'alto, naso di forma ampia con sella nasale incavata, labbro superiore a tenda, mento piccolo; anomalie dello scheletro tra cui dita delle mani corte (brachidattilia), deviazione del dito mignolo delle mani (clinodattilia), sindattilia del II-III dito dei piedi, anomalie vertebrali, dita sovrannumerarie (polidattilia). Questa condizione è anche caratterizzata dalla presenza di disturbi del comportamento (deficit di attenzione e iperattività), ricerca costante dell'attenzione, aggressività, comportamenti stereotipati, impulsività, tendenza ad atteggiamenti autolesionistici ed oppositivi, aumentato rischio di sviluppare un disturbo dello spettro autistico. Possono essere presenti perdita dell'udito o iperacusia e patologie oftalmiche (miopia, anomalie dell'iride, cornea piccola o microcornea). 

È indispensabile procedere ad una dettagliata raccolta dei dati clinici come la presenza di difetti congeniti, dellle tappe del neurosviluppo, dei disturbi comportamentali e del sonno. Il sospetto clinico di sindrome di Smith-Magenis viene poi confermato dal riscontro della microdelezione 17p11.2 tramite l'indagine FISH (Fluorescence In Situ Hybridization) o l'utilizzo di microarray genomico. Nei casi risultati negativi ad una di queste due tecniche viene effettuata l'analisi di sequenza del gene RAI1 per l'identificazione della mutazione inattivante.

I soggetti che presentano la sindrome di Smith-Magenis beneficiano di una globale presa in carico delle problematiche correlate alla patologia. È indicato quindi effettuare nel tempo controlli riguardanti lo sviluppo neurocognitivo, i disturbi del comportamento, i disturbi del sonno, l'eventuale sviluppo di disturbi neuropsichiatrici. È importante eseguire periodiche valutazioni neurologiche ed elettroencefalografiche per definire la possibile comparsa di epilessia. Rispetto all'ambito neurologico può essere considerato dallo specialista un trattamento farmacologico adeguato alla sintomatologia di base come epilessia e disturbi del sonno. 

Quasi tutti i casi di sindrome di Smith-Magenis sono sporadici (dovuti a nuova mutazione, non trasmessa dai genitori). In ogni caso, se viene evidenziata una delezione cromosomica della regione interessata dalla sindrome è indicato effettuare un'analisi cromosomica dei genitori per individuare traslocazioni o altri riarrangiamenti strutturali che predispongano ad un aumento del rischio di ricorrenza. I pazienti affetti hanno il 50% di possibilità di trasmettere la malattia ai propri figli ad ogni gravidanza, indipendentemente dal sesso del nascituro. È possibile considerare la diagnosi prenatale per le gravidanze di coppie con un precedente figlio affetto, considerato il pur basso rischio di ricorrenza.

Il quadro prognostico è variabile ed è correlato alla gravità delle manifestazioni sintomatiche della patologia di base. In particolare, la realizzazione di efficaci terapie di supporto della sfera neurocognitiva (ad es. logopedia, neuropsicomotricità, etc.) può apportare miglioramenti al quadro di base.


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  • A cura di: Lorenzo Sinibaldi
    Unità Operativa di Malattie Rare e Genetica Medica
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 19 aprile 2021


 
 

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