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Sifilide (Lue) congenita: infezione del neonato che può essere trasmessa in gravidanza

Malattia infettiva particolarmente pericolosa in gravidanza perché può essere trasmessa al bambino attraverso la placenta e determinare conseguenze molto serie  

La Sifilide, anche detta “Lue”, è stata la principale malattia a trasmissione sessuale degli ultimi 500 anni , fino agli anni 80, quando è stata messa in secondo piano solo dall'emergere dell'AIDS.

La Sifilide è una malattia infettiva complessa causata dal battere Treponema pallidum, che è un batterio Gram negativo. Questa malattia, molto diminuita nel secolo scorso, è riemersa in Italia negli ultimi anni, prevalentemente nei paesi dell’Est Europeo e nei Paesi poveri dove sono carenti i sistemi di screening. 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha calcolato che circa 12 milioni di persone nel mondo sono affette dalla malattia e di queste un milione e mezzo circa sono donne in gravidanza. 

La Sifilide è una malattia grave che, tuttavia, compare con pochi sintomi, soprattutto nelle donne e quando non viene curata evolve in modo lentissimo, arrivando alla fase terminale nell’arco di decenni. Il primo sintomo (Sifilide primaria) è la formazione di un’ulcera nella sede del contagio: un’ulcera che può essere anche molto piccola, che non fa male e che spesso non viene identificata (sifiloma primario).

Il Treponema è presente sulla superficie dell’ulcera e si moltiplica rapidamente, provocando facilmente il contagio del compagno, al momento del contatto fisico. Gli esami sierologici, VDRL e TPHA (vedi oltre) in questo momento diventano positivi. Si passa dopo sei settimane, ma anche fino a sei mesi, dalla fase primaria a quella secondaria (Sifilide secondaria), caratterizzata dalla presenza di Treponemi nel sangue e da una fioritura di macchie cutanee non pruriginose su tutto il corpo.     

Quindi si arriva alla fase latente (Sifilide Latente) nella quale il germe scompare dal circolo sanguigno: la malattia c’è ma non si vede e gli esami sierologici sono positivi. In questa fase di latenza non c’è rischio di contagiare altre persone, tranne il bambino se la donna inizia una gravidanza.

La probabilità di contagio del bimbo in utero è maggiore nei primi due anni della fase latente e si riduce molto negli anni successivi. Infine, dopo anni, la malattia passa alla fase terziaria (Sifilide Terziaria) provocando negli infetti danni gravi al sistema nervoso.    
Questa è l’evoluzione in assenza di diagnosi e di terapia. Per fortuna la Penicillina è efficace, dato che il Treponema è un germe estremamente sensibile.

Durante gli esami che si effettuano all’inizio della gravidanza si può riscontrare  una positività del test “VDRL” (che vuol dire Venereal Disease Research Laboratory) oppure del test TPHA (che vuol dire Treponema Pallidum Haemoagglutination Assay).

Questi due esami del sangue (siero) sono utilizzati per individuare le donne che, in un momento della loro vita, hanno contratto la Sifilide, una malattia a trasmissione sessuale. Si tratta di esami di screening, che nel caso di positività necessitano di una conferma con esami più approfonditi.

Il VDRL è un accertamento che si basa sulla ricerca di anticorpi prodotti in corso di sifilide ma anche di altre condizioni e malattie infettive e non come malattie autoimmuni, tossicodipendenza, epatiti, mononucleosi, tubercolosi, malaria. Non si può quindi considerare un accertamento specifico.
Il TPHA si basa anch’esso sulla ricerca di anticorpi ma in questo caso di anticorpi specifici, diretti contro il Treponema pallidum

La Sifilide è una infezione pericolosa in gravidanza, perché il Treponema pallidum, un germe a forma di cavatappi responsabile dell’infezione, può passare al bambino attraverso la placenta, determinando le conseguenze molto gravi della sifilide congenita. Fortunatamente l’infezione è prevenibile e curabile con poche somministrazioni di Penicillina, antibiotico al quale il Treponema pallidum è molto sensibile.

La diagnosi precoce permette una precoce terapia, che non provoca alcun danno e permette che sia la mamma che il feto/neonato guariscano senza conseguenze. Per questo è così importante diagnosticare presto l’infezione e sottoporsi – specie in gravidanza - agli esami specifici di screening infettivologico.

La Sifilide Congenita si verifica perché il Treponema pallidum attraversa la placenta e infetta il feto provocando una setticemia (presenza dei batteri nel sangue) con disseminazione a tutti gli organi. In pratica il feto in utero inizia l’infezione con la fase secondaria della malattia.

La trasmissione attraverso la placenta al feto può avvenire nel corso di tutte le fasi della Sifilide, iniziando dalla 9° - 10° settimana fino al termine della gestazione Nei primi 4 anni dall’infezione primaria materna la probabilità di contagio per il feto è massima e il rischio di sifilide congenita raggiunge l’80%.

Successivamente il rischio di trasmissione transplacentare si riduce, così come la probabilità di danno al feto dipende da quanto è recente l’infezione della mamma, sempre in assenza di terapia.

Una mamma infetta da Sifilide in gravidanza, se viene curata quasi certamente avrà un neonato sano. La terapia della Sifilide è semplice, poco costosa, non provoca danni al bambino ed è veramente molto efficace.

Tuttavia, se non viene iniziata tempestivamente, al momento di una diagnosi certa, le conseguenze per il bambino possono essere molto gravi. Infatti quasi la metà (40%) dei feti infettati nei primi mesi di gestazione vengono abortiti, altri possono nascere prematuramente con gravi malattie come l’idrope feto-neonatale (il bambino nasce tutto gonfio per la presenza di liquidi nei tessuti e nell’addome), oppure con un'infezione generalizzata, che può costituire un serio pericolo per la vita o per la salute futura del bimbo.

Alcuni neonati possono sembrare perfettamente sani al momento della nascita e sviluppare i sintomi tardivamente, fino a tre – quattro mesi di vita.
È quindi di fondamentale importanza fare i test di screening, all’inizio e in casi specifici durante la gravidanza.

Di fronte a dei test sierologici di screening positivi per Sifilide occorre consultare il proprio ginecologo che provvederà a praticare ulteriori test per confermare la diagnosi. Si tratta di test per la ricerca di anticorpi diretti contro il Treponema pallidum (test immunoenzimatici, test di emoagluttinazione, test di microflocculazione, test in immunofluorescenza). Occorre arrivare a una diagnosi di certezza dell’infezione e cercare di capire da quanto tempo si è positivi. In caso di conferma dell’infezione sarà necessario iniziare il ciclo di terapia con Penicillina. 

Al momento del parto bisognerà avvertire il neonatologo del centro nascita per effettuare al neonato gli stessi esami che ha fatto la mamma. La necessità di sottoporre a terapia della Sifilide congenita anche il neonato deve essere stabilita in relazione alla presenza di sintomi clinici e di laboratorio alla nascita, all’epoca gestazionale nella quale la madre ha contratto l’infezione e all’avvenuto trattamento antibiotico materno.

Se la mamma è stata correttamente curata il bambino non avrà sintomi clinici e non necessiterà di terapia. I suoi anticorpi, immunoglobuline G (IgG) specifici per la Sifilide, saranno positivi perché sono quelli che la mamma gli ha trasmesso attraverso la placenta, ma spariranno in circa sei-otto mesi. Se la madre non è stata curata il neonato dovrà invece essere trattato con Penicillina per via endovenosa per dieci giorni.

È prudente che i neonati di donne che hanno contratto la Sifilide in gravidanza, vengano seguiti dopo la dimissione dall’Ospedale presso ambulatori specializzati. 
Presso l’Ospedale Bambino Gesù è attivo un Servizio per le mamme in attesa e per i neonati di donne seguite e/o curate durante la gravidanza per una infezione potenzialmente trasmissibile. Le visite sono svolte da uno o più specialisti: ostetrico per la mamma, neonatologo, infettivologo e psicologo, che intervengono in relazione alle problematiche della mamma e del bambino in grembo o del neonato dopo la nascita.

Il servizio di diagnosi e trattamento antinfettivo in gravidanza è attivo presso l’Unità Operativa di Medicina e Chirurgia Fetale e Perinatale.

Inviare una mail alla Segreteria (medicinafetale@opbg.net), spiegando brevemente il problema, si potranno così pianificare rapidamente i controlli e gli accertamenti necessari.

I recapiti sono i seguenti:
Telefono della segreteria: 06/68597058
Mail: medicinafetale@opbg.net

Se il problema riguarda solo il neonato basterà prendere un appuntamento presso il CUP dell’Ospedale Bambino Gesù, telefono 0668181 chiedendo una visita presso l’ambulatorio di Neonatologia del Martedì pomeriggio, dedicato alle infezioni del neonato. La richiesta di visita potrà essere fatta dal medico di famiglia sul ricettario del Sistema Sanitario Nazionale come Visita Neonatologica.

Il neonato verrà valutato dal Neonatologo e se necessario inserito in un percorso successivo multi-specialistico di controlli in regime di Day Hospital, cioè di ricovero diurno dalle 8 alle 15 circa, fino all’anno di vita, mostrando semplicemente la tessera Sanitaria e senza necessità di richieste del Pediatra. 

 

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  • A cura di: Cinzia Auriti
    Unità Operativa di Terapia Intensiva Neonatale
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 19 febbraio 2024


 
 

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