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Shock anafilattico

Reazione allergica grave che va curata prontamente. Genitori e ragazzi devono sempre portare con sé adrenalina autoiniettabile e saperla usare in modo appropriato 

  • Lo shock anafilattico è una reazione allergica improvvisa e molto grave
  • Può essere fatale se non si interviene immediatamente
  • Le punture di insetto, alcuni cibi e certi farmaci sono tra le cause più frequenti
  • L'adrenalina è il farmaco salvavita: deve essere somministrata non appena compaiono i primi sintomi di shock anafilattico
  • Il tempismo è fondamentale e può fare la differenza
  • L'emergenza si risolve quasi sempre grazie all'adrenalina
  • In ogni caso, bisogna portare il bambino al Pronto Soccorso dopo la crisi

Per shock anafilattico, o anafilassi, si intende una reazione allergica generalizzata, che si manifesta all'improvviso e che può portare a morte se non prontamente trattata. Inizia con grande rapidità interessando due o più apparati, ad esempio pelle e sistema respiratorio, o circolatorio, o gastrointestinale.
È dovuta all'interazione tra anticorpi IgE e un allergene, sostanza innocua per la maggior parte delle persone, che in pazienti predisposti provoca la produzione di anticorpi IgE.
La reazione si può scatenare per l'ingestione di piccolissime quantità di allergene e pertanto non dipende dalla dose: basta una piccola contaminazione di latte, uovo, grano, arachide o altro per determinare una condizione di pericolo in pazienti che hanno forme gravi di allergia.

Quando entra a contatto per la prima volta con l'organismo, l'allergene è innocuo.
Ma se la persona è predisposta, produrrà anticorpi IgE che possono rendere pericoloso un nuovo contatto con lo stesso allergene. Infatti gli anticorpi IgE si fissano sulla superficie di cellule come i mastociti e i basofili che contengono grandi quantità di istamina e di altre sostanze che provocano infiammazione.

Quando l'allergene entra per la seconda volta a contatto con l'organismo della persona predisposta, incontrerà gli anticorpi IgE fissati sulla superficie dei basofili e dei mastociti e questo incontro provocherà il rilascio da parte di queste cellule di grandi quantità di istamina e di mediatori dell'infiammazione.
Sono istamina e mediatori dell'infiammazione i responsabili della grave reazione allergica che porta allo shock anafilattico.
Gli allergeni maggiormente responsabili derivano da:

  • Alimenti: latte, uovo, nocciola, arachide, pesce, crostacei, grano, ecc;
  • Veleno di imenotteri come ape, vespa, calabrone, giallone;
  • Farmaci: penicillina, cefalosporine, FANS, farmaci biologici, ecc;
  • Mezzi di contrasto iodato (reazione anafilattoide).

In alcuni casi non si riesce ad identificare la causa scatenante e si parla di anafilassi idiopatica.
In Europa si calcola che 17 milioni di abitanti soffra di allergie alimentari e nell'età pediatrica la percentuale si assesta intorno al 3-4% nei primi tre anni di vita.
La definizione di allergia alimentare grave è assolutamente necessaria al fine di attuare tutte le norme di prevenzione per evitare reazioni anafilattiche gravi tali da esporre i bambini a rischio di morte, in caso di assunzioni accidentali.

Esiste un registro europeo delle anafilassi attraverso il quale viene controllata la insorgenza di nuove allergie nella popolazione, la gravità delle manifestazioni e la frequenza di episodi ad esito infausto.
Idealmente, per quanto riguarda lo shock anafilattico da alimento un registro delle allergie gravi potrebbe migliorare la presa in carico di questi piccoli pazienti, sviluppare un programma educazionale a livello familiare e scolastico tale da favorire un corretto uso dei farmaci salvavita come l'adrenalina.

Nello shock anafilattico la reazione allergica si manifesta a carico di più organi o apparati. In particolare sono interessati la pelle, le vie respiratorie, l'apparato cardiovascolare, l'apparato gastrointestinale e possono essere presenti sintomi di tipo neurologico.
Nessuno dei sintomi può dirsi caratteristico o esclusivo della anafilassi: ciò che rende il quadro clinico suggestivo è la comparsa immediata, entro pochi minuti, massimo due ore, dal contatto con l'allergene e il rapido, talora esplosivo, affastellarsi di sintomi.

In generale, più breve è l'intervallo di tempo tra il contatto con l'allergene e la comparsa dei sintomi, maggiore è il rischio di una anafilassi grave o talora mortale.  
Quando la reazione comincia, di regola si osserva la comparsa di formicolio e senso di calore al capo e alle estremità.
Si manifestano poi, in varia sequenza:

  • Orticaria-angioedema;
  • Rinite;
  • Difficoltà respiratoria;
  • Prurito alla lingua e al palato;
  • Alterazioni della voce;
  • Edema della glottide, rigonfiamento dei tessuti dell'area delle corde vocali che può impedire la respirazione;
  • Asma, vomito, diarrea, ipotensione, aumento abnorme della frequenza cardiaca (tachicardia) e aritmia.

Manifestazioni cliniche non tipiche possono essere:

  1. Anafilassi bifasica, in cui dopo almeno un'ora dalla sua iniziale apparente risoluzione si verifica una ripresa della sintomatologia anafilattica senza che il soggetto sia stato di nuovo esposto all'allergene. Se capita, ce la si può aspettare entro 4-6 ore, ma sono descritti casi in cui l'anafilassi si è nuovamente manifestata dopo oltre 24 ore. A volte può essere più grave dell'episodio immediato;
  2. Anafilassi protratta, in cui le manifestazioni cliniche dello shock anafilattico resistono per ore a un trattamento adeguato ed aggressivo. Sono descritti casi in cui il quadro clinico si è protratto fino a 32 ore;
  3. Anafilassi da esercizio fisico, che può essere idiopatica o cibo-dipendente. Nella prima il solo esercizio fisico è in grado di scatenare una reazione anafilattica, anche senza assunzione di cibo. Nella seconda forma, i pazienti sono allergici all'alimento, nel senso che presentano IgE specifiche (positività dei prick test o del RAST), ma lo assumono abitualmente senza problemi, a meno che questo alimento non venga assunto prima o durante un esercizio fisico. L'episodio di anafilassi insorge nel corso o subito dopo lo sforzo fisico, preceduto anche di ore dalla ingestione dell'alimento allergizzante. Si pensa che l'esercizio sia in grado di scatenare la reazione allergica per mezzo di un aumento della permeabilità intestinale. In qualche caso, la assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei, alterazioni ormonali, o il freddo divengono cofattori essenziali per lo sviluppo di anafilassi da esercizio fisico alimento-dipendente.

L'adrenalina rappresenta il farmaco salvavita e deve avere un ruolo centrale nel trattamento acuto dell'anafilassi. Quando è indicata, può essere somministrata a tutti i bambini a qualsiasi età e i genitori dei bambini a rischio di shock anafilattico devono tenere sempre con sé una di queste fiale e non esitare a utilizzarla se compaiono sintomi minacciosi.

I genitori devono essere accuratamente istruiti sull'uso dell'adrenalina con apposito autoiniettore. Questi preparati vanno iniettati al primo segno di reazione allergica, senza aspettare sintomi gravi, per via intramuscolare nella coscia - da 0,2 ml a 0,5 ml a seconda del peso del bambino – e sono disponibili in fiale preconfezionate con adrenalina predosata e resa resistente al calore, stabili per 18 mesi a temperatura ambiente. La siringa va premuta sulla parte esterna della coscia e, dopo il caratteristico "click" di apertura, va tenuta in sede per almeno 10 secondi per permettere la penetrazione del farmaco nei tessuti. La somministrazione può avvenire anche attraverso gli indumenti.

Pur essendo l'uso di queste siringhe molto facile, è necessario farsi spiegare dettagliatamente dal medico le modalità d'impiego. Se dopo la somministrazione di adrenalina si ha la risoluzione completa dei sintomi, è comunque importante portare il paziente all'ospedale più vicino dove potrà essere adeguatamente controllato per un periodo che varia dalle 4 alle 6 ore. Se entro 5-10 minuti la sintomatologia non dovesse scomparire, si rende necessario somministrare un'ulteriore dose di adrenalina. Altre terapie di supporto possono essere la somministrazione di broncodilatatori, ossigeno, antistaminici, infusioni intravenose ecc.

Ogni paziente con allergia grave a rischio di vita deve essere dotato di un KIT salvavita, di un piano d'azione chiaro, deve aver fatto un training educazionale per gestire la terapia dell'emergenza.
La scuola deve essere sempre più coinvolta nella gestione di questi piccoli pazienti con corsi educazionali al personale docente per gestire la somministrazione dei pasti in sicurezza, affrontare le emergenze nell'orario scolastico e durante le attività sportive e culturali, per evitare di escludere questi bambini dagli eventi come gite scolastiche e partecipazioni a tornei sportivi.

Percorsi di Cura e Salute: Allergia

 

 

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  • A cura di: Alessandro Giovanni Fiocchi. Carla Riccardi
    Unità Operativa di Allergologia
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Ultimo Aggiornamento: 12 ottobre 2023


 
 

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