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Occhio, impianto orbitario secondario

Intervento chirurgico per il posizionamento di una protesi al posto dell'occhio. Si rende necessario dopo l'enucleazione o l'eviscerazione dell'occhio 

Consiste nel posizionamento all'interno della cavità oculare priva dell’occhio naturale (anoftalmica) di una protesi che può essere di materiale autologo (appartenente allo stesso organismo) oppure di materiale sintetico in caso di fuoriuscita di una protesi impiantata in precedenza.

Quest’ultima può rendersi necessaria nel caso non fosse stato possibile impiantare una protesi in precedenza, o quando l’impianto precedente risulta insufficiente al riempimento della cavità orbitaria (anoftalmie congenite, enucleazioni senza impianto o con estrusione dell’impianto; eviscerazioni senza impianto, traumi con scoppio del bulbo).

Quasi sempre l'intervento secondario consiste nel posizionamento all'interno della cavità orbitaria di un impianto autologo di tessuto dermo-adiposo, prelevato dal gluteo o dall’addome del paziente durante l'operazione stessa.

Il tessuto prelevato deve avere delle dimensioni che prevedano il normale riassorbimento parziale del grasso (30% circa). In alcuni casi viene posizionata una protesi in materiale sintetico biocompatibile (idrossiapatite, silicone) al fine di rendere il volume e/o la superficie della cavità stessa adeguato a ospitare una protesi esterna.

I muscoli non sono ancorati a questo impianto e non svolgono alcuna funzione. La congiuntiva viene suturata ai bordi della pelle creando un nuovo spazio dove posizionare il ‘conformatore’, strumento che impedisce che si creino cicatrici con la congiuntiva.

Le protesi biocompatibili (in materiale sintetico), più raramente vengono impiegate negli impianti secondari, in quanto necessitano di strutture che le contengano, quali i muscoli extra-oculari o la sclera.

La congiuntiva, infine, viene suturata in modo da isolare la protesi dall’ambiente esterno. Anche in questo caso viene posizionato un conformatore per evitare cicatrici con la congiuntiva.

L'intervento viene effettuato in anestesia generale, sia in età pediatrica sia negli adulti, anestesia che viene mantenuta per tutta la durata dell’intervento. 
Dopo 10 giorni circa, il conformatore viene sostituito con una protesi provvisoria in attesa della realizzazione della protesi definitiva.

Un edema delle palpebre e dolore sono da considerare normali nell’immediato post-intervento e vengono trattate di solito con farmaci analgesici e antibiotici per via generale e con colliri antibiotici e/o antinfiammatori localmente per alcune settimane.

I risultati vengono valutati dopo alcuni mesi e dipendono da diversi fattori tra cui il tipo di operazione, lo stato delle congiuntive e delle palpebre, la qualità della protesi. I risultati sono generalmente buoni sul piano estetico. 

L'intervento è generalmente privo di rischi, tuttavia possono essere riscontrate alcune complicanze che possono verificarsi anche a seguito di un intervento condotto correttamente.

I risultati dell'intervento vanno valutati dopo alcuni mesi e alcune imperfezioni possono richiedere un nuovo intervento per migliorare il risultato.


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  • A cura di: Luca Buzzonetti, Antonino Romanzo, Paola Valente
    Unità Operativa di Oculistica
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 13  Settembre 2023 


 
 

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