Trovarsi di fronte ad una pandemia come quella che stiamo attualmente vivendo non è cosa di tutti i giorni. L'ansia e la preoccupazione sono emozioni di tutti, a maggior ragione delle mamme in attesa del proprio bebé e rendono questo periodo della vita di una donna ancora più delicato di quanto lo sia normalmente.
Molta preoccupazione deriva dal fatto che non abbiamo esperienza della malattia generata da questo virus, perché è nuovo e non ne conosciamo ancora il comportamento.
La situazione è quindi molto seria e attuare con rigore i comportamenti di prevenzione che ci vengono suggeriti dai tecnici della sanità è di fondamentale importanza.
Un aspetto positivo relativamente al contesto pediatrico è che le informazioni ad oggi disponibili sembrano rassicuranti per i neonati e i bambini, che appaiono parzialmente risparmiati dalla malattia generata dal virus.
Il virus sembra risiedere nelle vie respiratorie alte e nell'intestino delle persone contagiate, che possono sviluppare una malattia conclamata, ma anche essere portatori del virus con sintomatologia lieve o silente.
La diffusione avviene attraverso il contatto diretto da persona a persona, le goccioline emesse durante il respiro, la tosse, lo starnuto o nel parlare, attraverso le mani contaminate portate alla bocca, naso e occhi.
Se la distanza dall'altra persona non è sufficiente, le goccioline veicolano il virus fino alle vie respiratorie dell'altro individuo. Sulle cellule polmonari e sulle cellule del piccolo intestino c'è una proteina con funzioni di recettore, quindi strutturata per accogliere altre proteine, che si chiama ACE2.
L'ACE2 sembra per SARS-CoV-2 la migliore via di ingresso nelle cellule, anche se il meccanismo esatto ancora non lo conosciamo. Probabilmente, come avviene per altri Coronavirus, una porzione della proteina che forma le punte della corona del virus si lega con molta forza al recettore ACE2 presente sulla superficie delle cellule suscettibili, in particolare del polmone e dell'intestino, ma potrebbero esserci altri recettori che veicolano l'ingresso del virus nella cellula e che ancora non abbiamo scoperto.
È questo un aspetto molto importante, perché potrebbe spiegare perché alcuni individui sono colpiti dal virus più di altri, in relazione alla maggiore o minore rappresentazione del recettore sulla superficie cellulare.
Relativamente alla apparente minore suscettibilità dei neonati e dei bambini più piccoli è possibile che la distribuzione o la maturazione di questo recettore, ACE2, siano diverse da quelle degli adulti o che la sua capacità legante la proteina virale sia bassa nei piccoli pazienti, per una sorta di immaturità della sua conformazione.
È da aggiungere che una componente importante della malattia sembra essere è la risposta infiammatoria alla presenza del virus che viene sviluppata dal soggetto ammalato e i neonati ed i bambini sono meno efficienti degli adulti nel montarla perché il sistema immunitario è ancora immaturo.
Non ci sono, ad oggi, informazioni chiare sulla trasmissione da madre a feto del virus SARS-CoV-2.
Molte pubblicazioni scientifiche, nelle fasi iniziali dell'epidemia, avevano descritto la negatività degli esami effettuati sul liquido amniotico, sul sangue del cordone ombelicale, sui tamponi nasofaringei dei neonati e sulla placenta di donne infette al momento del parto.
Più recentemente il virus è stato trovato nel sangue, pertanto l'ipotesi di una trasmissione da madre a feto del virus non è completamente esclusa.
Alla fine di Marzo 2020 è stato descritto il caso di un neonato partorito da una donna, che presentava una polmonite da SARS-CoV-2 dalla 34° settimana di gestazione con tampone nasofaringeo positivo e vaginale negativo. A due ore dalla nascita il neonato presentava livelli elevati di anticorpi specifici contro il SARS-CoV-2, sia di tipo IgG che di tipo IgM, con tampone nasofaringeo negativo e assenza di sintomi, anche nelle tre settimane successive.
I livelli di IgM così elevati a 2 ore di vita farebbero ipotizzare un'infezione intrauterina (il virus passa dal sangue della madre al sangue del figlio attraverso la placenta), perché questi anticorpi, che sono molecole molto grandi, non attraversano la placenta.
Di conseguenza le IgM riscontrate nel siero del neonato potevano essere solo il risultato della sua risposta immunitaria al virus contratto in utero e non provenire dalla madre infetta.
Fino ad ora questa sembra l'unica prova a far ipotizzare la trasmissione materno-fetale del virus. Naturalmente la diagnosi di infezione congenita non si basa soltanto sulla presenza di anticorpi IgM nel neonato, pur così precocemente rilevata e non sappiamo molto dell'affidabilità delle tecniche di laboratorio utilizzate per effettuare i test al bambino.
Di conseguenza al momento, non si può escludere la possibilità della trasmissione dalla madre al feto, ma i dati non sono sufficienti per confermare questa ipotesi.
La donna è più suscettibile alle infezioni respiratorie durante la gravidanza che in altri periodi della vita. Tale regola vale per le forme respiratorie da influenza stagionale e anche per COVID-19.
Pertanto la prima cautela da osservare è quella di effettuare la vaccinazione contro l'influenza stagionale, prima dell'inizio o durante la stagione influenzale, qualunque sia l'epoca gestazionale e ad ogni gravidanza.
Attualmente non abbiamo un vaccino contro SARS-CoV-2, quindi è bene rispettare le regole generali per la prevenzione della malattia.
Nel caso di sintomi sospetti (febbre superiore o uguale a 37,5°C, tosse, difficoltà respiratoria, ridotta saturazione di ossigeno inferiore a 95%), evitare di recarsi al Pronto Soccorso, contattare il medico di famiglia o rivolgersi al numero verde della propria regione (per il Lazio 800 11 88 00).
È attivo anche il numero di pubblica utilità del Ministero della Salute 1500. I numeri 112 e 118 andranno contattati soltanto se strettamente necessario o indispensabile.
Le informazioni ad oggi disponibili su neonati e lattanti ci dicono che le forme più gravi della malattia COVID-19 (come la sindrome da insufficienza respiratoria) sembrano rare nei neonati e bambini.
I sintomi clinici dell'infezione da SARS-CoV-2 nei neonati, soprattutto pretermine, sembrano infatti molto comuni ad altre malattie virali simil-influenzali.
Vengono descritti febbre, difficoltà respiratoria generalmente lieve, instabilità della temperatura, disturbi gastro-intestinali, intolleranza dell'alimentazione.
La terapia, nei casi più gravi, è di supporto e prevede la somministrazione di ossigeno, supporto ventilatorio (attraverso un macchinario detto "ventilatore meccanico" si garantisce al paziente un'adeguata ossigenazione dei polmoni) quando necessario, controllo degli elettroliti e supporto nutrizionale.
I neonati infetti, ad oggi, in Italia sono guariti e non è stato registrato alcun decesso.
La presenza del virus SARS-CoV-2 non è stata dimostrata fino ad oggi nel latte materno. Alcune organizzazioni internazionali hanno inizialmente scoraggiato l'allattamento al seno per le madri COVID-19 positive, ma attualmente le raccomandazioni Nazionali ed Internazionali invitano le madri in condizioni di salute non compromesse ad allattare il proprio neonato al seno rispettando le regole di base per la prevenzione della malattia.
I benefici del latte materno, la presenza di anticorpi che vengono trasmessi al bambino e la creazione dell'attaccamento madre-bambino sembrano di gran lunga superare i rischi del possibile contagio.
Quando la mamma sia in condizioni di salute che non le consentono di allattare il neonato, durante l'ospedalizzazione, viene raccomandata la spremitura del latte e la somministrazione al bambino di latte materno fresco oppure può essere utilizzato latte materno donato.
Tutte queste informazioni sono ad oggi preliminari, data la velocità con cui stanno evolvendo la situazione della pandemia e anche la conoscenza dei comportamenti del virus. Sarà quindi possibile nei giorni a venire, un aggiornamento dei dati disponibili.
Sfoglia online lo speciale di 'A scuola di salute' dedicato al Nuovo Coronavirus:
ATTENZIONE
Se tu o i tuoi conviventi avete sintomi del COVID-19, resta in casa e chiama subito il tuo pediatra di libera scelta o il tuo medico di medicina generale. Altrimenti, chiama uno dei numeri di emergenza regionali indicati sul sito del Ministero della Salute.
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