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Nuovo Coronavirus e bambini: cosa c'è da sapere

Come proteggere i bambini da una pandemia in continua evoluzione 

I Coronavirus (CoV) sono un'ampia famiglia di virus respiratori responsabili di sintomi che vanno dal comune raffreddore a malattie respiratorie gravi come la MERS (sindrome respiratoria mediorientale, Middle East Respiratory Syndrome) e la SARS (Sindrome Respiratoria Acuta Grave, Severe Acuta Respiratory) Sindrome).

Il SARS-CoV-2 è un nuovo ceppo di Coronavirus, mai trovato nell'uomo prima delle segnalazioni a Wuhan in Cina, iniziate nel dicembre 2019.

I casi totali accertati di infezione da SARS-CoV-2, aggiornata alla metà di Luglio 2022, sono stati in Italia 19 milioni e mezzo, mentre, in tutto il mondo, 560 milioni.

All’inizio dell’attuale pandemia, i bambini sembravano essere meno colpiti dall'infezione e mostravano un andamento meno grave rispetto all'adulto.

Questo era stato associato al fatto che i Coronavirus sono una delle cause più frequenti di raffreddore e i bambini vanno incontro ripetutamente a infezioni da Coronavirus: si pensava che la risposta immunitaria a infezioni recenti da Coronavirus aiutasse i bambini a difendersi meglio anche dal Covid-19.

Tuttavia, col progredire della pandemia, è stato messo in luce come il numero di bambini infetti venisse largamente sottostimato, inizialmente perché frequentemente asintomatici, successivamente per la minore tendenza ad eseguire tamponi sui più piccoli per sintomi lievi.

Proprio perché i bambini non indossano mascherine e sono meno attenti all’igiene, sono diventati soggetti ad alto rischio di infezione da SARS-CoV2, spesso paucisintomatici.

L’ultima variante isolata, la variante “Omicron”, inoltre, si è visto essere particolarmente presente nella popolazione pediatrica e ha creato nuove importanti sfide per la sanità mondiale.

I Coronavirus sono comuni in molte specie animali (come i cammelli e i pipistrelli), ma in rari casi possono infettare l'uomo. Una volta trasferita all'uomo, l'infezione può essere trasmessa da persona a persona.

La via di trasmissione più frequente è quella respiratoria, attraverso le goccioline che si emettono parlando, starnutendo o tossendo, i cosiddetti “droplets”.

La trasmissione da superfici contaminate è rara, poiché il virus sembra degradarsi rapidamente, soprattutto se si igienizzano le superfici con i comuni disinfettanti: il SARS-CoV-2 si degrada nel giro di mezz'ora.

Le malattie respiratorie normalmente non si trasmettono con gli alimenti, se si rispettano le comuni norme igieniche.
Il periodo di incubazione varia tra 1 e 12 giorni con una media di 5-6 giorni; tuttavia la nuova variante Omicron ha un periodo di incubazione più breve, che si aggira tra i 2 e i 3 giorni.

Rispetto alla popolazione adulta, quella pediatrica ha presentato fino ad ora sintomi generalmente più lievi, con una percentuale altissima di soggetti asintomatici (fino al 65%). 

I sintomi variano in base alla fascia d’età: 

  • Nei bambini sotto i 9 anni, il Covid si presenta comunemente con febbre, tosse, faringodinia e diarrea;
  • Nei bambinI sopra i 9 anni prevalgono i sintomi comuni anche agli adulti, quali cefalea, dolori articolari e muscolari, febbre e difficoltà respiratoria.

Rinorrea e perdita di gusto e olfatto, sintomi tipici dell’infezione in età adulta, sono invece molto rari nella popolazione pediatrica.

Da segnalare che la variante Omicron, rispetto alle precedenti, è stata associata allo sviluppo di “croup”, ovvero restringimento acuto della laringe, caratterizzato dalla comparsa improvvisa di tosse abbaiante associata a stridore.

Spesso si verificano anche manifestazioni cutanee molto varie e, raramente, sintomi più gravi, che possono portare all’ospedalizzazione.

Di maggior interesse nella popolazione pediatrica sono le manifestazioni post-infettive, quali la Sindrome Multisistemica infiammatoria (MIS-C): inizialmente descritta ad Aprile 2020 come un quadro simile alla malattia di Kawasaki, nel corso della pandemia è stata definita come un’entità a sé stante, con meccanismi patogenetici diversi. 

Il picco di incidenza della Sindrome Multisistemica infiammatoria (MIS-C) è a 4 settimane dall’infezione, i bambini più coinvolti sono quelli della fascia di età tra 5 e 14 anni e la presentazione clinica può essere molto varia ma in genere include febbre da almeno 24 ore, sintomi di interessamento multisistemico (tachicardia, ipotensione, diarrea, dolore addominale, manifestazioni cutanee, dolori muscolari alterato stato mentale, problematiche renale ecc) e alterazioni specifiche agli esami di laboratorio.

La Sindrome Multisistemica infiammatoria (MIS-C) necessita di ricovero ospedaliero e di trattamento specifico in regime protetto.

Le terapie specifiche ad oggi note sono riservate a pazienti pediatrici con determinate comorbidità. 

In generale, nei bambini il decorso dell’infezione è autolimitante e non necessita di alcun trattamento, fatta eccezione per tutti quei farmaci in grado di controllare i sintomi e la febbre.

Una strategia di prevenzione che si è dimostrata efficace è legata alla scelta di vaccinare la popolazione pediatrica: il vaccino Pfizer-BioNTech è stato approvato sui bambini sopra i 5 anni di età, che a oggi sono stati vaccinati in sicurezza e con ottimi risultati.

Inoltre è fondamentale insegnare ai bambini le regole dell’igiene delle mani e, qualora siano grandi abbastanza, l’importanza di utilizzare la mascherina per prevenire l’infezione.

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Se tu oi tuoi conviventi hai sintomi del COVID-19, resta in casa e chiama subito il tuo pediatra di libera scelta o il tuo medico di medicina generale. Altrimenti, chiama uno dei numeri di emergenza regionali indicati sul sito del Ministero della Salute .

 

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  • A cura di: Maia De Luca
    Unità Operativa di Malattie Infettive
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 01  Settembre 2022 


 
 

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