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Nuovo Coronavirus: come funziona il vaccino AstraZeneca

Induce l'immunità portando alle nostre cellule, con una molecola di DNA, le informazioni per produrre la proteina “Spike”. Per via di eventi trombotici, rari, è raccomandato di utilizzarlo sopra l'età di 60 anni  

L'Università di Oxford ha collaborato con la società britannico-svedese AstraZeneca per sviluppare un vaccino contro il Coronavirus, il Vaxzevria, che è stato autorizzato per le persone di età pari o superiore a 18 anni.

Gli studi clinici hanno dimostrato che il vaccino ha un'efficacia dell'82,4% quando vengono somministrate due dosi a distanza di 12 settimane. I primi a utilizzare questo vaccino sono stati la Gran Bretagna che ha autorizzato il vaccino per un uso di emergenza a dicembre 2020 e l'India che ha autorizzato una versione del vaccino chiamata Covishield dal 3 gennaio 2021.

Il " Vaxzevria " di AstraZeneca è un vaccino che utilizza un adenovirus innocuo (che non può provocare alcuna malattia nell'uomo) e che contiene al suo interno le istruzioni genetiche per la costruzione della proteina spike del SARS CoV-2. Una volta iniettato, il vaccino fa produrre la proteina spike dalle nostre cellule e stimola così la conseguente produzione di anticorpi.

Ma a differenza dei vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna, che portano le istruzioni in un filamento di RNA, il vaccino di Oxford utilizza un doppio filamento di DNA. Poiché il DNA non è fragile come l'RNA e il rivestimento proteico dell'adenovirus aiuta a proteggere il materiale genetico al suo interno, questo vaccino è più robusto dei vaccini a mRNA. ù

Di conseguenza, il vaccino di Oxford non deve rimanere congelato e dura per almeno sei mesi se refrigerato a 2-8°C. Questa nuova tecnologia del vettore virale è stata utilizzata con successo in precedenza per produrre vaccini contro altre malattie (ad esempio il vaccino contro l'Ebola).

Dopo che il vaccino è stato iniettato nel braccio del paziente, gli adenovirus entrano in contatto con le cellule del corpo e si attaccano alla loro superficie. La cellula avvolge il virus in una bolla e lo trasporta al suo interno. Una volta all'interno, l'adenovirus fuoriesce dalla bolla e viaggia verso il nucleo dove rilascia il codice genetico (il filamento di DNA) che farà produrre la proteina Spike del Coronavirus.

Il sistema immunitario del paziente vaccinato si attiva così contro questa proteina estranea e produce  anticorpi e cellule di memoria, senza aver mai incontrato il virus del COVID-19.

La capacità di Vaxzevria nel prevenire il COVID-19 era stimata dell’80% dei casi neri primi studi. La successiva diffusione della variante Delta (indiana), molto più contagiosa delle altre, ha ridotto l’efficacia di questo vaccino, generando una protezione limitata dopo la prima dose (circa 33%) ma sufficiente (64%) dopo la dose di richiamo.

Quasi tutte le reazioni avverse segnalate sono state lievi o moderate e si sono risolte entro pochi giorni dalla vaccinazione. Le più frequenti sono la febbre, il mal di testa, i dolori muscolari o articolari.
Seppure fastidiose, si risolvono in poche ore o pochi giorni, quasi sempre senza che sia necessario ricorrere ad alcun medicinale.

Tuttavia, come tutti i farmaci, anche questi vaccini possono causare rarissime reazioni di tipo allergico fino allo shock anafilattico.
L’analisi delle segnalazioni dopo una più ampia distribuzione del vaccino Vaxzevria, effettuate dalle autorità internazionali di sorveglianza sui farmaci (PRAC-EMA e AIFA), ha tuttavia evidenziato una possibile associazione tra il vaccino e casi molto rari di tromboembolismi anche gravi in sedi inusuali (fra i quali casi rari di trombosi venosa dei seni cerebrali, trombosi venose splancniche e arteriose) associati a piastrinopenia.

La maggior parte dei casi è stata segnalata in soggetti di età inferiore ai 60 anni e prevalentemente nelle donne. Tali eventi sono stati osservati per lo più entro 14 giorni dalla somministrazione della prima dose di vaccino.
Questa associazione con gli eventi trombotici non è stata riscontrata nei soggetti di età superiore a 60 anni.

Pertanto nella circolare del Ministero della salute del 11 giugno 2021 sono state aggiornate le raccomandazioni sul vaccino Vaxzevria della Astra-Zeneca, raccomandandone l’uso solo a persone di età uguale o superiore ai 60 anni (ciclo completo).

Per persone di età inferiore ai 60 anni, che hanno già ricevuto una prima dose del vaccino Vaxzevria, è invece raccomandato di completare il ciclo vaccinale con una dose di vaccino a mRNA (Comirnaty Pfizer o Moderna), da somministrare a una distanza di 8-12 settimane dalla prima dose.

Infatti l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), sulla base di studi clinici pubblicati a maggio 2021 che documentano un rilevante potenziamento della risposta anticorpale e di una buona reattività, ha approvato il mix vaccinale (prima dose con Vaxzevria e seconda dose con Comirnaty della Pfizer o con il vaccino Moderna) per tutti i soggetti sotto i 60 anni che avevano già effettuato la prima dose con Vaxzevria.

Per le persone di età superiore ai 60 anni, sulla base delle attuali stime di incidenza che indicano l’estrema rarità degli eventi sopra descritti, il bilancio beneficio/rischio del vaccino Vaxzevria si conferma positivo e il vaccino è sicuramente efficace nel ridurre il rischio di malattia grave, ospedalizzazione e morte connesso al COVID-19.

Al momento attuale i dati preliminari dimostrano che tutti i vaccini disponibili sono in grado di prevenire le forme gravi, anche quelle causate dalle varianti in circolazione. Recentemente sono stati riportati studi che documentano la capacità del vaccino di produrre anticorpi neutralizzanti (cioè efficaci) nei confronti delle varianti presenti in Italia, anche se alcuni soggetti vaccinati con il vaccino AstraZeneca si sono ammalati di una forma non grave di COVID-19.

Questi aspetti rientrano in un quadro di efficacia e sicurezza considerati accettabili in quanto, come gli altri vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna proteggono dalle forme gravi di COVID-19 ma  solo in parte dalle forme lievi. Infatti lo scopo principale è evitare i rischi della malattia grave e del ricovero in terapia intensiva.

In sintesi, il dubbio che, con l'aumentare della circolazione delle varianti, aumenti il rischio che i vaccini possano essere meno efficaci non viene confermato dai dati di fatto.

Non sono ancora disponibili dati sufficienti per concludere che il vaccino AstraZeneca riesca a prevenire la diffusione del virus e non soltanto la forma grave della malattia .
Nel frattempo, bisogna quindi mantenere e rafforzare le misure di salute pubblica che, lo sappiamo, funzionano bene: mascherine, distanziamento fisico, lavaggio delle mani, igiene respiratoria, evitare la folla e garantire una buona ventilazione degli ambienti.

Sfoglia online il numero di 'A scuola di salute' dedicato ai vaccini contro il Nuovo Coronavirus:

 

ATTENZIONE
Se tu o i tuoi conviventi avete sintomi del COVID-19, resta in casa e chiama subito il tuo pediatra di libera scelta o il tuo medico di medicina generale. Altrimenti, chiama uno dei numeri di emergenza regionali indicati sul sito del Ministero della Salute.

 

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  • A cura di: Guido Castelli Gattinara*, Caterina Rizzo**
    *Istituto Bambino Gesù per la Salute del Bambino e Adolescente
    **Area Funzionale di Percorsi clinici ed Epidemiologia
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 12  Maggio 2022 


 
 

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