La mastite è una infezione della mammella che si presenta abbastanza frequentemente durante il periodo dell'allattamento, tanto da interessare il 2-10% delle donne che allattano.
La causa infettiva più comune è lo Stafilococco aureo. Meno comunemente sono in causa altri microrganismi, tra cui lo Streptococco piogene e l'Escherichia coli.
Se non adeguatamente trattata, l'infezione può complicarsi con la formazione di un ascesso.
I fattori che più frequentemente predispongono alla mastite sono:
- Un dotto galattoforo ostruito (che crea un ristagno del latte);
- La presenza di ragadi del capezzolo;
- Un ingorgo mammario non ben gestito, in genere causato da poppate poco frequenti o da un attacco al seno non corretto.
I sintomi di una infezione mammaria sono dolore, calore, indurimento di una zona del seno. Inoltre compare una sintomatologia simil-influenzale, caratterizzata da aumento della temperatura corporea, dolori muscolari, brividi e malessere.
La diagnosi di mastite si basa sull'attenta raccolta della storia clinica e su una visita altrettanto accurata. Non richiede esami strumentali. L'esame colturale del latte materno è indicato solo se l'infezione è grave, acquisita in ambiente ospedaliero, ricorrente o se non risponde alla terapia antibiotica.
Se i sintomi della mastite sono poco intensi e presenti da meno di 24 ore, è sufficiente attendere. Poiché il fattore scatenante è più spesso la stasi del latte, il primo trattamento è una sua efficace rimozione. È consigliabile quindi che la mamma allatti più frequentemente e che inizi dal seno colpito dalla mastite.
Qualora il dolore sia tale da interferire con l'emissione del latte, la poppata può iniziare dal seno sano e continuare con il seno malato. Il massaggio del seno durante la poppata, iniziando dall'area bloccata e procedendo verso il capezzolo, può contribuire al drenaggio del latte.
A volte può essere utile spremere il latte manualmente o tramite un tiralatte per completare la sua rimozione. Al termine della poppata o della spremitura del latte può essere utile applicare impacchi freddi per ridurre edema e dolore.
In presenza di febbre e/o dolore può essere utile somministrare Paracetamolo o farmaci anti-infiammatori come l'Ibuprofene (compatibili con l'allattamento).
Se i sintomi persistono per più di 12-24 ore ed è presente febbre, è preferibile che la mamma stia a riposo e che venga contattato il medico curante al fine di iniziare una terapia antibiotica.
Di solito si preferiscono antibiotici della classe delle penicilline (ad esempio l'Amoxicillina o la Dicloxacillina), somministrati per bocca. In alternativa si possono utilizzare farmaci del gruppo delle cefalosporine. La terapia antibiotica dovrebbe essere protratta per 10 giorni.
Se non si assiste a un miglioramento clinico dopo 48-72 ore di terapia antibiotica appropriata, è utile effettuare un'ecografia della mammella per escludere la presenza di un ascesso. L'ascesso è infatti una delle complicanze della mastite e richiede l'intervento del chirurgo che provvederà all'incisione e al drenaggio del seno colpito dalla mastite.
Sì. Non ci sono rischi per il bambino nel continuare ad alimentarsi al seno della madre affetta da mastite, a meno che non sia presente un ascesso.
Un'interruzione dell'allattamento potrebbe peggiorare la stasi del latte e aumentare il rischio che si sviluppi un ascesso mammario.
È essenziale in questo senso il sostegno da parte della famiglia e degli operatori sanitari affinché la mamma, proseguendo l'allattamento al seno, continui a offrire i migliori benefici per la sua salute e per quella del suo bambino.
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