Il mal di testa, o cefalea, è un sintomo molto frequente non solo negli adulti, ma anche nei bambini, specialmente in età scolare. Alcune statistiche dimostrano che circa il 25% di bambini in quella fascia di età riferisce di aver avuto almeno un episodio di mal di testa nel corso dell'anno.
Se per un adulto un episodio di cefalea è percepito come un fatto normale, diversa è la situazione nel bambino che lamenta un dolore al capo.
Il genitore di un bambino che lamenta questo disturbo vuole capire se sia giusto prendere provvedimenti in caso di un singolo episodio di cefalea e che cosa fare se gli episodi di mal di testa tendono a ripetersi.
È importante, a questo proposito, riconoscere i differenti mal di testa e rivolgersi al medico giusto, che indagherà sulle possibili cause del malessere.
Esistono diversi tipi di mal di testa con evoluzione e cure completamente diverse. La prima importante distinzione da fare è quella fra cefalee primarie e cefalee secondarie. La cefalea primaria è legata a una predisposizione genetica, mentre nella cefalea secondaria il mal di testa è il sintomo di una malattia che deve essere identificata e curata.
Sono cefalee primarie la maggior parte dei di mal di testa accusati dal bambino, soprattutto quelli in cui gli episodi del disturbo si ripetono. Sono cefalee primarie dell'età pediatrica:
- L'emicrania, con e senza aura;
- La cefalea tensiva;
- La cefalea a grappolo (molto rara nei bambini).
L'emicrania rappresenta la più frequente cefalea primaria del bambino, almeno fino all'adolescenza. È spesso dovuta a una predisposizione genetica, confermata spesso dalla presenza di altri casi di emicrania in famiglia.
Può presentarsi a qualsiasi età, persino nei primi mesi di vita, anche se di solito i sintomi nella prima infanzia non includono il mal di testa.
Il bambino piccolo avverte sintomi definiti come equivalenti emicranici e comprendono:
- Vomito ciclico, che si ripete;
- Dolori addominali ricorrenti, che si presentano spesso;
- Vertigini parossistiche, con improvviso peggioramento temporaneo e brusco inizio e fine dei sintomi, benigne;
- Torcicollo parossistico;
- Dolori ricorrenti agli arti inferiori (comunemente noti come dolori di crescita);
- Mal d'auto.
Il bambino più grande, invece, avverte in maniera dominante il mal di testa, spesso di intensità medio-forte e di breve durata (anche 5-10 minuti). In alcuni casi il dolore interessa metà della testa ed è pulsante (spesso i bambini dicono di "sentire il cuore in testa").
Vi può essere poi la presenza di sintomi di accompagnamento, come:
- Il fastidio per la luce (fotofobia);
- Il fastidio per i rumori (fonofobia);
- Il fastidio per gli odori (osmofobia):
E, ancora, nausea, vomito, dolori addominali e pallore. Inoltre, durante l'attacco emicranico il bambino appare particolarmente abbattuto, a volte sonnolento, e può accadere che egli interrompa le sue attività.
Nella forma di emicrania con aura - molto più rara rispetto alla comune emicrania senza aura - il mal di testa è preceduto, o accompagnato, da veri e propri sintomi neurologici:
- Disturbo della vista (visione di luci, offuscamento della vista, perdita transitoria di parte del campo visivo);
- Formicolii e riduzione della sensibilità di un arto o di metà del corpo;
- Difficoltà a muovere un arto o metà del corpo;
- Disturbo del linguaggio.
La cefalea tensiva colpisce per lo più nel periodo adolescenziale. In questo caso il dolore è generalmente medio-lieve, bilaterale e costrittivo - come una morsa - ed è solo eccezionalmente associato a fonofobia, fotofobia e nausea. L'adolescente sembra in grado di proseguire le sue attività.
La cefalea a grappolo è un terzo tipo di cefalea primaria, molto raro nei bambini. Si tratta di un mal di testa che si manifesta con episodi di dolore estremamente intenso, della durata di circa 30 minuti, che colpisce una delle zone intorno agli occhi.
Spesso si presenta insieme a nausea, vomito, fonofobia e fotofobia, lacrimazione intensa, arrossamento congiuntivale, abbassamento della palpebra (ptosi) e ostruzione nasale.
In questi bambini il dolore si ripete con regolarità tutti i giorni, alla stessa ora (specie di notte), per un periodo generalmente variabile fra i 15 e i 30 giorni.
Per quanto riguarda le cefalee secondarie, le malattie che possono causarle sono varie e di diversa gravità:
- Sinusiti, a partire dagli 8 anni;
- Infezioni delle prime vie aeree (sindromi influenzali, faringiti, riniti, eccetera);
- Patologie infiammatorie meningo-encefalitiche;
- Tumori cerebrali (comunque piuttosto rari in età pediatrica).
Differenti studi hanno sottolineato il ruolo di alcuni fattori di rischio legati all’emicrania nei bambini, come situazioni familiari con problemi, stress scolastico, ansia e tempo libero insufficiente. Questi fattori possono incidere ed comparire con l’emicrania.
Si è osservato infatti che nei bambini, l'emicrania tende a variare durante l’anno in base alle stagioni,, probabilmente in relazione alla frequenza scolastica, con un aumentato rischio di cronicizzare, durare nel tempo, nei mesi invernali.
Tra i fattori maggiormente riportati come “trigger”, o scatenanti, per la cefalea nei bambini e negli adolescenti troviamo infatti lo stress e i disturbi del sonno. Il fattore scatenante più comune è lo stress, riportato dal 75,5% dei pazienti; le fonti di stress nei bambini e negli adolescenti possono includere situazioni scolastiche negative come bullismo, timore eccessivo delle interrogazioni e verifiche scolastiche, clima familiare teso e conflittuale.
Le ricerche in questo settore mostrano una stretta associazione tra sonno e cefalea. Variazioni nella struttura del sonno e qualità del sonno nei bambini, possono infatti essere dei fattori trigger per la presenza di attacchi di emicrania.
La prima figura medica di riferimento - sia nel caso del singolo episodio di cefalea che in quello in cui gli attacchi di mal di testa tendono a ripetersi - è il pediatra di famiglia, che dovrà valutare la necessità o meno di approfondire le cause del problema, avviando un percorso diagnostico più complesso.
Se il pediatra diagnostica una cefalea secondaria, invierà il bambino dal medico specialista di riferimento.
Per esempio, se la cefalea è presente insieme a secrezioni nasali, il bambino verrà inviato dall'otorinolaringoiatra con il sospetto di sinusite, un'infiammazione delle cavità all'interno delle ossa della testa che sono in comunicazione con il naso e sono dette seni paranasali.
Bisogna però considerare che la maggior parte dei mal di testa dei bambini sono emicrania o una cefalea tensiva, per cui non è assolutamente necessario ricorrere a esami per fare la diagnosi.
Nei casi più complessi - o in presenza di un dubbio nella diagnosi o per resistenza alle terapie - il bambino dovrebbe essere inviato a un centro cefalee specializzato per l'età pediatrica.
Da evitare l'esecuzione casuale di esami diagnostici, spesso inutili o invasivi (per esempio l'Rx dei seni paranasali o la TC del cranio), che possono portare il piccolo paziente a sentirsi malato, con il rischio di peggiorare la sua cefalea.
Per le cefalee secondarie, la terapia deve curare la causa del mal di testa (per esempio, con farmaci per la sinusite). Nel caso delle cefalee primarie ci sono molte possibili cure.
A questo proposito, è molto importante premettere che qualsiasi cura venga fatta deve essere effettuata sotto controllo medico, Decidere in modo autonomo, già sconsigliabile nell'adulto, può essere addirittura pericoloso nel bambino.
Esistono due tipi di terapia delle cefalee primarie:
- Terapia dell'attacco;
- Terapia di profilassi.
La terapia dell'attacco consiste nell'utilizzare tutti i mezzi, inclusi quelli farmacologici, per ridurre il dolore provato dal bambino. È importante eliminare il dolore sia da un punto di vista etico, sia perché il dolore non trattato tende a ripetersi e, quindi, a diventare cronico e rimanere nel tempo.
A giudizio del pediatra o dello specialista del centro cefalee, la terapia di profilassi - che può essere o meno di tipo farmacologico - è indicata quando la frequenza e l'intensità dei mal di testa siano tali da interferire con le attività quotidiane del bambino.
Una buona terapia di profilassi personalizzata consente al piccolo paziente e alla sua famiglia di migliorare le condizioni di vita, dal rendimento scolastico alla ripresa dell'attività sportiva.
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