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Leucemia Acuta (LA)

Caratterizzata da un'alterazione della proliferazione delle cellule staminali emopoietiche. . La polichemioterapia è il trattamento di scelta 

L'incidenza di leucemie in età pediatrica in Europa è da valutarsi intorno a 8 casi su 100.000 ogni anno. La Leucemia Linfoide Acuta (LLA) è almeno sei volte più frequente della Leucemia Acuta non Linfoide o Mieloide (LANL o LAM).  

Più del 90% delle Leucemie Linfoidi Acute pediatriche e solo il 60% delle Leucemie Acute Mieloidi sono da considerarsi come completamente guaribili.

L'esposizione ad agenti come radiazioni, idrocarburi, chemioterapici (alchilanti, nitrosuree), inibitori delle Topoisomerasi II, può essere associata all’insorgenza di Leucemie Acute (LA).
Danni da tali agenti causano mutazioni e anomalie cromosomiche che inducono alterazioni della differenziazione e proliferazione della cellula staminale emopoietica.  

Raramente sono stati descritti casi familiari di Leucemia Acuta; mentre è nota un'aumentata frequenza in bambini con sindrome di Down e in altri disordini congeniti tra cui Atassia-Teleangectasia, sindrome di Bloom, Monosomia 7, anemia di Fanconi, sindrome di Blackfan-Diamond e Schwachman-Diamond.

Nelle Infant-Leucemie che coinvolgono bambini di età inferiore a 12 mesi, è stata dimostrata con elevata frequenza una ben definita alterazione genetica, la traslocazione t(4;11).

Tali leucemie della primissima infanzia e talora coniatali (malattie che si acquisiscono durante l’espletamento del parto) hanno una prognosi particolarmente grave, sono in corso studi epidemiologici atti a definire il ruolo dell’esposizione a un possibile agente oncogeno nel corso della gravidanza e/o nei primi mesi di vita.

Le moderne tecniche citochimiche immunologiche, citogenetiche e di biologia molecolare hanno portato un contributo determinante nella diagnostica e classificazione della leucemia acuta, sottolineando l'importanza prognostica e terapeutica di molte caratteristiche biologiche.

I sintomi iniziali sono variabili e caratterizzati da febbre, emorragia, pallore cutaneo, astenia, dolori ossei e comparsa di tumefazioni linfonodali.

Pertanto il quadro di sintomi che fa porre un sospetto diagnostico può essere più o meno sfumato e complesso anche in relazione alla tempestività della diagnosi e al tipo di leucemia.

MANIFESTAZIONE

CAUSE

Sindrome emorragica

Piastrinopenia

Coagulazione Intravascolare Disseminato

Piastrinopatia

Iperfibrinolisi

Difetti acquisiti di fattori coagulativi (infiltrazione epatica)

Sindrome anemica

 

Difetto di produzione (invasione midollare)

Aumentata distruzione (autoimmune – molto rara)

Sindrome infettiva

Neutropenia

Monocitopenia

Imbalance linfocitario

Deficit Ig (raro)

I sintomi emorragici sono quasi esclusivamente dovuti alla piastrinopenia che è causata da difetto di produzione per l'invasione midollare da parte del clone leucemico.
In genere la piastrinopenia è sintomatica al di sotto delle 20.000/mmc piastrine.

Anche l'anemia causata da un difetto di produzione è legata all'invasione da parte delle cellule leucemiche, più raramente alla sindrome emorragica, e quindi è variabile, oscillando tra l'emergenza trasfusionale (Hb < 6 g%) e livelli di Hb molto vicini alla norma.

Una Leucemia Acuta all'inizio può presentarsi con una massiccia leucocitosi; in questo caso i blasti (cellule leucemiche) possono raggiungere anche cifre superiori a 500.000/mmc: sono queste le forme dette iperleucocitarie.

In alcuni casi i leucociti sono quantitativamente normali o addirittura significativamente ridotti, e quindi è presente una minore quantità di cellule leucemiche nel sangue periferico. Non è detto che la quantità di cellule leucemiche nel sangue periferico correli con l'entità dell'infiltrazione leucemica midollare.

La neutropenia periferica può essere più o meno marcata; anch'essa dipende dalla ridotta emopoiesi normale. La neutropenia è la principale causa della sintomatologia infettiva resistente a volte ai comuni antibiotici.

Il numero di 500/mmc granulociti neutrofili sembra essere il valore al di sotto del quale la frequenza del rischio infettivologico è maggiore e la terapia antibiotica deve seguire schemi consolidati di poliantibioticoterapia. L'obiettività clinica di una Leucemia Acuta all'esordio può essere la più variabile.

Frequenti sono l'epatosplenomegalia, le adenomegalie, soprattutto nelle forme linfoidi, l'ipertrofia gengivale nelle forme mieloidi, soprattutto monocitarie, le localizzazioni meningee e gonadiche, soprattutto testicolari.

Per la diagnosi di Leucemia Acuta è necessario l'esame del citoaspirato midollare che si può effettuare in varie zone del corpo come le creste iliache anteriori e posteriori, cioè il bacino, lo sterno e, nei bambini più piccoli, la tibia.

Negli anni '80 il FAB Group (Gruppo Franco-Americano-Britannico) ha internazionalmente standardizzato i criteri diagnostici delle Leucemie Acute definendo la presenza del 25% di blasti nel midollo come limite al di sopra del quale si fa diagnosi di Leucemia Acuta.

La diagnosi differenziale tra Leucemia Acuta linfoide e mieloide si basa sull’esame morfologico e citofluorimetrico in grado di differenziare i diversi tipi di cellule sulla base di antigeni presenti sulla superficie.

La citogenetica e la genetica molecolare sono utilizzate per fini diagnostici, prognostici e terapeutici di tutte le Leucemie Acute.

La diagnosi delle leucemie richiede un complesso approccio che è possibile solo in centri specializzati che lavorano in gruppi di ricerca nazionali e internazionali. Solo così è possibile una corretta diagnosi di tipo e sottotipo e quindi una corretta prognosi e terapia.

La polichemioterapia ha avuto un indiscutibile successo nel trattamento delle Leucemie Acute.

Due approcci fondamentali hanno migliorato le possibilità di guarigione: la profilassi delle localizzazioni meningee, punture lombari terapeutiche, e l'introduzione di alternati cicli di polichemioterapia, successivi all'ottenimento della remissione completa. La polichemioterapia intensificata viene oggi sempre meglio strutturata cercando di personalizzarla a definiti sottogruppi di pazienti ad alto rischio.

Vengono definiti ad alto rischio i pazienti che presentino all'inizio resistenza alla terapia cortisonica, alterazioni citogenetiche, età inferiore ad un anno o maggiore di 15 anni, immunofenotipo T, B maturo, Ibrido, globuli bianchi superiori a100.000, localizzazioni extraemopoietiche.

I moderni protocolli per la terapia delle Leucemie Linfoidi Acute utilizzano in genere Prednisone, Vincristina, L.Asparaginasi, Methotrexate (basse e alte dosi), Ciclofosfamide, Adriblastina, Citosina-Arabinoside, 6-Thioguanina, 6-Mercaptopurina, strutturati in successione come terapia di Induzione, Consolidamento, Reinduzione, Mantenimento.

Al termine della terapia di induzione si ottiene quella che viene definita come remissione completa (RC), cioè la morfologica normalizzazione del citoaspirato midollare, del sangue periferico e la scomparsa di ogni obiettività.

Ovviamente lo scopo della terapia successiva, della durata di due anni, è quello di ridurre ulteriormente la massa neoplastica valutabile solo attraverso tecniche avanzate come la PCR (Polymerase Chain Reaction).

Da alcuni anni i pazienti affetti da leucemia linfoblastica acuta (LLA) a precursori delle cellule B, hanno nuove opportunità di migliorare ulteriormente la prognosi avvalendosi dell’utilizzo di anticorpi monoclonali.

Il blinatumomab è un anticorpo monoclonale appartenente ad una nuova classe di anticorpi bispecifici chiamati BITE, che esercitano un’azione selettiva e dirigono il sistema immunitario umano selettivamente contro le cellule leucemiche. 

Studi clinici sperimentali di fase I/II pubblicati negli ultimi anni hanno documentato l’efficacia del Blinatumomab in pediatria, nel trattamento delle leucemie acute linfoblastiche-B refrattarie o resistenti. In considerazione degli eccellenti risultati ottenuti in corso di sperimentazione clinica in età pediatrica, le nuove frontiere di sviluppo del farmaco prevedono la sua introduzione anche nei protocolli di prima linea.

Inotuzumab ozogamicin è un anticorpo monoclonale coniugato al chemioterapico calicheamicina in grado di riconoscere e legarsi a una specifica proteina presente sulla superficie della cellula bersaglio (CD22).

Dopo il legame, l’anticorpo rilascia (soltanto a livello delle cellule bersaglio) il farmaco chemioterapico. In uno studio condotto su più di 300 pazienti affetti da LLA B resistente o recidiva, Inotuzumab ozogamicin ha permesso di ottenere la remissione completa in oltre l’80% di casi con il conseguente vantaggio di rendere eleggibile al trapianto di cellule staminali emopoietiche questa popolazione di pazienti.

Le CAR-T sono una terapia innovativa in campo onco-ematologico, che permette di offrire una possibilità di cura a pazienti con leucemie linfoblastiche che sono andati incontro a ricaduta dopo una o più terapie convenzionali. La terapia è basata sui linfociti T, un particolare tipo di globuli bianchi responsabili della difesa del nostro organismo dalle malattie (sono considerati i “soldati” del nostro sistema immunitario).

Le CAR-T richiedono una complessa preparazione e laboratori altamente specializzati deputati al processo di preparazione, secondo un rigido protocollo di controllo di qualità. La terapia con CAR-T offre ai pazienti con leucemie aggressive e con molteplici ricadute, una possibilità ulteriore per provare a controllare la malattia, con un importante aumento della sopravvivenza, e una possibilità di guarigione in circa il 40% dei casi.

Anche nelle Leucemie Acute Mieloidi la polichemioterapia ha dato risultati significativi seppure inferiori rispetto alle Leucemie Linfoidi Acute. Le percentuali di guarigione possono essere valutate fra il 50 ed il 70%.
Gli antraciclinici associati alla Citosina-Arabinoside permettono un'elevata percentuale di Remissione Completa; il trattamento intensivo post-remissionale con Chemioterapia o Trapianto di Midollo è indubbiamente l'approccio terapeutico migliore che consente di raggiungere la più alta percentuale di guarigioni. 

Un discorso a parte merita la Leucemia Acuta promielocitica (APL) (M3, M3v). Questa forma di leucemia è caratterizzata da aspetti che rendono necessaria una tempestiva diagnosi e un peculiare approccio terapeutico basato sull’utilizzo di acido retinoico (ATRA) e Arsenico Triossido senza necessità di chemioterapia.

Uno degli approcci terapeutici alle Leucemie Acute è rappresentato dal trapianto di cellule staminali emopoietiche.

A tutt'oggi il ruolo del trapianto di cellule staminali nelle Leucemie Acute è ben definito nelle sue indicazioni generali anche se ha numerose variabili a seconda del singolo caso. 

Nelle Leucemie Acute Linfoidi vi sono indicazioni al trapianto in prima linea solo in casi ad alto rischio, ben definiti da caratteristiche prognostiche all'esordio o durante la terapia. Diversamente nelle leucemie mieloidi acute l’approccio trapiantologico è più spesso necessario anche in prima remissione per ridurre il rischio di ricadute.

 

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  • A cura di: Roberta Caruso
    Unità Operativa di Oncoematologia, Trapianto Emopoietico e Terapie Cellulari
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 29  Ottobre 2024 


 
 

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