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I "Ragazzi del Bambino Gesù" ricevuti da Papa Francesco

I giovani protagonisti della serie di Rai 3 hanno incontrato il Santo Padre in udienza privata e sono stati ricevuti dal Segretario di Stato. Il Papa ai ragazzi: "Più che un ospedale, questa è una famiglia".

«Grazie perché ci dai speranza e coraggio per il domani. Ti vogliamo bene». È una dedica corale quella consegnata al Santo Padre dai "Ragazzi del Bambino Gesù", i giovani protagonisti del documentario Rai girato nelle corsie dell'Ospedale Pediatrico della Santa Sede, in onda tutte le domeniche sera - per 10 puntate - sulla Terza Rete.

Roberto, Klizia, Letizia, Ginevra, Flavio, Sara, Giulia, Caterina, Sabrina, Alessia e il piccolo Simone (mancava solo Annachiara) hanno potuto incontrare Papa Francesco in Vaticano nel corso di un'udienza privata carica di gioia e di commozione. I ragazzi erano accompagnati dai loro genitori e dai medici dell'Ospedale Bambino Gesù che li hanno in cura. Erano presenti anche il direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall'Orto, la produttrice creativa del programma, Simona Ercolani, la presidente dell'Ospedale Pediatrico del Gianicolo, Mariella Enoc. Per tutti quanti il Santo Padre ha avuto parole di apprezzamento e incoraggiamento, ricambiando la dedica affettuosa dei ragazzi: "Alla famiglia del Bambino Gesù con la mia benedizione, e chiedendo di pregare per me".

Così il Papa si è rivolto ai ragazzi: «Grazie per queste fotografie, per questo libro, anche per la dedica…Sono tante storie. Ognuno di voi è una storia. Non solo i bambini ammalati, ma anche i medici, gli infermieri, quelli che visitano, le famiglie…Io dirò due cose che mi vengono adesso.
Una l'ho notata quando siete venuti… Due mesi fa?... Il 15 dicembre scorso. Ho salutato e c'era la Dott.ssa Enoc che mi accompagnava nel saluto, con qualche medico, e mi presentavano le persone. Sapevano i nomi di tutti, di ognuno: "Questo sta lottando per questa malattia…". Sapevano anche cosa succedeva nella loro vita. E io ho percepito – lo avete detto anche voi, e poi riprenderò quello che avete detto voi – ho percepito che più che un ospedale questa è una famiglia, che è una delle parole che voi avete detto. Era più importante il nome, la persona, e solo alla fine si diceva la malattia, ma come un incidente, una cosa secondaria. C'è famiglia, no?
E poi l'altra l'abbiamo vista adesso, no? Tu eri lì un po' vergognosa di alzarti e a fare una brutta figura davanti a questo apparecchio [la telecamera] e la direttrice, che è un po' come una mamma, si è avvicinata e ha detto "Vieni", e ti ha fatto coraggio. Questo è bello di una famiglia, questo è bello… Entrare in un ospedale fa sempre paura, io lo vedo quando mi avvicino ad alcuni bambini, non tutti ma alcuni, piccolini, che mi vedono in bianco, incominciano a piangere, pensano che sia il medico per fare il vaccino, e piangono e hanno paura, poi faccio loro due carezze e si tranquillizzano. Perché c'è sempre la funzione, l'ospedale… si deve fare questo… e c'è il pericolo, il rischio di dimenticare la medicina più importante che soltanto una famiglia può dare: le carezze! È una medicina troppo costosa, perché per averla, per poterla fare tu devi mettercela tutta, metterci tutto il cuore, tutto l'amore. E da voi ci sono le carezze! Le carezze dei medici, degli infermieri, della Direttrice, di tutti.
Il Bambino Gesù, in questo ultimo periodo, è cresciuto tanto, è diventato una famiglia… Il bambino, il malato lì trova una famiglia. Famiglia e comunità, due parole che voi avete detto e ripetuto, e per questo voglio ringraziarvi, perché il Bambino Gesù è una testimonianza, una testimonianza umana… Umana. È un ospedale cattolico, e per essere cattolico prima tu devi essere umano, e voi date una testimonianza umana, oggi. Per favore, andare avanti su questa via sempre, crescere su questa via. Vi ringrazio, e prima di salutarvi uno a uno, perché in una famiglia tutti dobbiamo essere educati e salutarci, io chiederò alla Dott.ssa Enoc che ci dica qualcosa dei progetti, della Siria…»
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Dopo l'intervento della Presidente dell'Ospedale Mariella Enoc, Papa Francesco si rivolge nuovamente ai presenti: «Avete visto che anche l'eliporto vaticano è stato preso da lei (ride), e quando ci sono dei bambini che hanno urgenza di arrivare all'ospedale, arrivano in elicottero qui e passano dall'altra parte. Sa muoversi, ma non solo lei, tutti, perché è stato contagioso questo spirito, e anche lei ha avuto questo contagio da voi e così l'uno all'altro. Siete una famiglia! Chi è più importante in una famiglia? La mamma, il papà, i fratelli più grandi, i nonni, i bambini…ognuno è più importante, e voi siete tutti importanti, ma sempre insieme.
Adesso, prima di salutarvi uno per uno, chiederò al Signore che vi benedica. E per favore pregate per me, non dimenticatevi! Grazie».

I Ragazzi del Bambino Gesù, ideato e realizzato per la RAI da Stand By Me, racconta per la prima volta sotto forma di serie televisiva la storia di 12 bambini e ragazzi, dai 5 ai 18 anni, alle prese con gravi malattie. Un intero anno di riprese per raccontare con verità e delicatezza la coraggiosa lotta per la vita intrapresa dai giovani protagonisti con l'aiuto delle loro famiglie, del personale sanitario, degli operatori delle case di accoglienza. Il progetto è patrocinato dal Ministero della Salute e dall'Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza. Presentando l'iniziativa Santo Padre, la presidente Enoc ha riferito del sostegno ricevuto da mons. Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, che ha definito la serie "un coraggioso racconto di soglia, che contagia di passione per l'umano e apre alla possibilità del Vangelo".

Al termine dell'udienza con il Santo Padre, i ragazzi con le famiglie hanno incontrato il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, ringraziandolo per quanto l'Ospedale Pediatrico della Santa Sede ha fatto per loro e fa ogni giorno per tanti bambini non solo italiani, ma provenienti da tutto il mondo.

«E' stata un'udienza imprevista e imprevedibile» ha dichiarato la presidente del Bambino Gesù Mariella Enoc. «I ragazzi hanno comunicato al Papa il significato del loro racconto, del loro mettersi in gioco e il Papa ha raccolto con grande paternità le loro parole, sottolineando l'importanza di essere accolti anche in Ospedale come in una famiglia, curati non solo dalle medicine ma anche dalle carezze di chi ci vuole bene».

«Raccontare le realtà più difficili e drammatiche è parte della nostra missione» ha detto il direttore generale Rai Antonio Campo Dall'Orto. «La vita ci mette alla prova continuamente, a volte in maniera durissima e inaspettata come capita ai bambini e ai ragazzi del Bambino Gesù. La speranza e la gioia, che accomunano queste storie, sono sentimenti universali per i quali dobbiamo lottare. "I ragazzi del Bambino Gesù" insegna a non dimenticarlo mai e sono convinto che il racconto delle loro storie, delle loro famiglie e di tutti coloro che se ne prendono cura, possa infondere forza e coraggio a chi purtroppo si trova in situazioni analoghe. Essere ricevuti dal Santo Padre, che ho personalmente ringraziato di cuore per le sue parole, è stato il coronamento di un progetto straordinario di cui l'intera Rai si sente orgogliosa».

Il fotoracconto della giornata dei Ragazzi del Bambino Gesù, dall'Ospedale alle visite in Vaticano.

Il regalo. I ragazzi, nell'aula consiliare della sede del Gianicolo, preparano il loro omaggio al Papa: un libro fotografico che racconta, per immagini, altre storie, altri pazienti che, come loro, simboleggiano tutte le vite che si incrociano in Ospedale. Ragazzi, bambini, mamme, papà, medici, infermieri; la grande Comunità del Bambino Gesù, "una testimonianza umana", come la definirà in udienza, più tardi, Papa Francesco. 

Un pensiero per Francesco. Nel libro una dedica speciale per il Papa: "Ti vogliamo bene. Ci dai speranza e coraggio per il domani. Grazie per averci incontrato".

Il viaggio. Nel pullman che li trasferisce dalla sede del Gianicolo alla città del Vaticano. Gioia, emozione, attesa. "Sicuramente una cosa che mi ricorderò per sempre". I commenti, l'amicizia, l'empatia tra di loro, e la preoccupazione per il grande momento che stanno vivendo: "Chissà se riuscirò a parlare?". Pensieri liberi, e giovani: "Vorrei chiedergli di fare un selfie con me!", "Mamma mia che forza!", "Chissà com'è da vicino?".

L'attesa. Nell'aula i ragazzi e i loro genitori attendono l'arrivo del Santo Padre. Tra sorrisi, emozioni... e fotografie!

L'incontro. "Grazie per averci dato la possibilità di curarci nel tuo ospedale", è il primo pensiero che uno dei ragazzi sente di dover esprimere a Papa Francesco, tra imbarazzo ed emozione. "Una struttura accogliente, dove ho trovato professionalità e amore. Mi sono sentita a casa". E ancora: "Se non ci fosse stata questa struttura, se questi medici non mi avessero accolto e curato, come una famiglia, io probabilmente sarei deceduto". E da qualcuno un pensiero per gli altri ragazzi: "Spero che dia ancora a tanti bambini, a tanti giovani, la possibilità di curarsi".
Il Papa, prima di salutare i ragazzi e le loro famiglie, uno ad uno, ha preso la parola: "Il Bambino Gesù, in questo ultimo periodo, è cresciuto tanto, è diventato una famiglia… Il Bambino Gesù è una testimonianza, una testimonianza umana… È un ospedale cattolico, e per essere cattolico prima tu devi essere umano, e voi date una testimonianza umana, oggi. Per favore, andare avanti su questa via sempre, crescere su questa via". 

La visita al Cardinale Parolin. "Vede, Cardinale, i ragazzi del Bambino Gesù sono così importanti che fanno proprio come i capi di Stato: vanno dal Papa, poi dal Segretario di Stato". Così il presidente Mariella Enoc introduce i ragazzi al Cardinale Pietro Parolin, che ha accolto il gruppo subito dopo l'udienza con il Santo Padre. E prosegue: "Hanno voluto dimostrare, con questo racconto della loro malattia, della loro persona, come si può essere molto forti. Un messaggio di coraggio, non solo per i ragazzi ammalati, ma per tutti".
Da parte dei ragazzi, un sentito grazie anche per il Cardinale: Caro Segretario di Stato - recita la loro dedica sul libro donato dal gruppo, che il Cardinale ha letto insieme ai ragazzi - sappiamo che lei è il capo dell'Ospedale. La ringraziamo perché al Bambino Gesù siamo stati accolti come in famiglia. Ci è stata data la speranza di vita e ci auguriamo che ciò continui per il futuro dei ragazzi come noi.
Un commento, quello del Cardinale, rivolto a tutte le persone che si occupano di chi si trova a vivere la malattia: "Un applauso per chi vi ha dato speranza. Per le vostre famiglie, innanzitutto, e per l'ospedale, nelle sue varie componenti. Grazie per questa visita".

Testimoni di vita. Loro, i Ragazzi del Bambino Gesù.

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