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FPIES o Enterocolite allergica

È una forma emergente di allergia alimentare che sembra essere determinata dall'immaturità del sistema immunitario del bambino 

La Food Protein-Induced Enterocolitis Syndrome (FPIES) o enterocolite allergica è una forma emergente di allergia alimentare che è causata da meccanismi diversi da quelli delle classiche allergie alimentari IgE-mediate e, pertanto, presenta caratteristiche cliniche differenti.

A differenza della maggior parte delle allergie alimentari non inizia subito dopo l'assunzione del cibo: possono passare ore prima della comparsa dei sintomi.
Qualunque cibo può causare l'enterocolite allergica ma i più frequentemente in causa sono latte, soia, riso, carni, uova e pesce.

A tutt'oggi le cause dell'enterocolite allergica rimangono oscure. L'enterocolite allergica sembra determinata dall'immaturità del sistema immunitario del bambino e dai mutamenti del sistema immunitario cui va incontro la madre durante la gravidanza. È verosimile che siano implicate cause ereditarie dal momento che i bambini con enterocolite allergica vengono più spesso da genitori con una storia familiare di allergia alimentare, agli allergeni ambientali e asma.

In genere, l'enterocolite allergica (FPIES) compare nel primo anno di vita, benché siano stati segnalati casi che iniziano più tardi. Nella maggior parte dei casi, l’inizio dei sintomi è acuto, con comparsa di episodi di vomito tipicamente con una latenza di circa 1-4 ore dall'assunzione dell'alimento scatenante.

A causa della perdita di liquidi, il bambino può presentarsi abbattuto, letargico e pallido. Talvolta, a circa 5-10 ore dall'assunzione dell'alimento, può comparire diarrea acquosa. I sintomi si verificano unicamente a ogni reintroduzione dell'alimento scatenante. Pertanto, il bambino si presenta in benessere al di fuori di tali episodi.
Nei casi tipici, i sintomi di enterocolite allergica sono quindi:

  • Vomito, tipicamente 2 ore dopo l'assunzione dell'alimento scatenante;
  • Diarrea che inizia dopo il vomito;
  • Disidratazione;
  • Letargia grave;
  • Alterazioni della pressione arteriosa e della temperatura corporea.

Tuttavia, in una minoranza di casi, l'assunzione regolare e continuativa dell'alimento, soprattutto nei bambini più piccoli (neonato o piccolo lattante), può determinare una comparsa più subdola dei sintomi che caratterizza le forme croniche di enterocolite allergica. In tale evenienza, il vomito è in genere intermittente, e il quadro può simulare una sindrome da malassorbimento di nutrienti: diarrea cronica e scarso aumento di peso. 

Non disponiamo di nessun test che ci permetta di confermare con assoluta certezza la diagnosi di enterocolite allergica. Spesso i test allergologici classici come i prick test o il RAST (test di radio-allergo-assorbimento) sono negativi o fuorvianti. 
Essenzialmente, la diagnosi va formulata da un allergologo pediatra altamente specializzato che si baserà essenzialmente sulla storia clinica e sulla visita del bambino. In alcuni casi, l'allergologo si avvarrà di alcuni test che possono essere d'aiuto nella diagnosi. 

La presenza di sangue nelle feci è la regola nell'enterocolite allergica. 
L'esecuzione di un esame emocromocitometrico e la determinazione degli indici di flogosi nel corso della reazione all'alimento scatenante possono rivelare un'infiammazione con valori elevati dei globuli bianchi (leucocitosi) e della PCR (proteina C reattiva) simili a quelli che si osservano nelle malattie infettive. In taluni casi può rivelarsi utile il test di provocazione orale con alimento in ambiente ospedaliero, sotto attenta supervisione.  

La reidratazione rappresenta il cardine del trattamento nella fase acuta. 
Nei casi più lievi (1-2 episodi di vomito) può essere gestita a domicilio con la somministrazione di liquidi per bocca a piccoli sorsi; nelle forme più gravi (più di 3 episodi di vomito con letargia grave, ipotonia ed eventuale cianosi) è opportuno condurre il bambino in ospedale al fine di reidratarlo per via endovenosa e somministrargli eventuali farmaci per combattere il vomito (farmaci antiemetici). 
La sottrazione dell'alimento o degli alimenti scatenanti è lo strumento essenziale per il trattamento dell'enterocolite allergica. Talvolta è necessario ricorrere ad "alimenti elementari" (quelli che non contengono proteine intere ma soltanto gli aminoacidi delle proteine).  

L'enterocolite allergica tende a risolversi con l'età: in genere già nei primi anni di vita nei casi in cui l'alimento incriminato sia il latte e/o la soia, più tardivamente se sono coinvolti alimenti solidi. Pertanto, periodicamente, il medico controllerà l'eventuale persistenza dell'allergia o l'avvenuta acquisizione della tolleranza verso l'alimento. L'acquisizione della tolleranza va determinata alimento per alimento e i nuovi alimenti vanno introdotti molto gradualmente.  


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  • A cura di: Alessandro Fiocchi, Stefania Arasi
    Unità Operativa di Allergologia
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 12 ottobre 2023


 
 

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