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Allattamento materno e farmaci

L'utilizzo di farmaci è spesso la prima causa dell'interruzione dell'allattamento. Non tutti sono però realmente controindicati   

Negli ultimi anni sono sempre più numerosi gli studi scientifici apparsi nella letteratura medica che hanno messo in evidenza gli innumerevoli vantaggi legati all'allattamento al seno per il bambino, per la mamma e per la famiglia.

È per questo motivo che l'allattamento al seno esclusivo viene consigliato per i primi 6 mesi di vita, con possibilità di continuarlo, integrato con altri alimenti, almeno fino all'anno di età.

Tutto ciò ha fatto sì che un numero sempre maggiore di mamme allattino al seno i propri bambini e che, di conseguenza, siano aumentati i casi in cui le nutrici abbiano necessità e dubbi legati all'assunzione di farmaci durante questo periodo.

L'utilizzo di farmaci durante l'allattamento è sempre stato uno dei motivi più frequenti di interruzione, seppur temporanea, dell'allattamento al seno.

Sicuramente la sospensione dell'allattamento è la soluzione più facile, ma a tale rimedio si ricorre spesso troppo frettolosamente, senza valutare se sia veramente necessario; ciò riflette una scarsa conoscenza della problematica "farmaci e allattamento".

L'atteggiamento, in alcuni casi eccessivamente prudente, viene incentivato dai foglietti illustrativi dei farmaci che, spesso, contengono la frase "controindicato in gravidanza e in allattamento", inserita con l'unico obiettivo di evitare conseguenze medico-legali per la casa produttrice, senza basarsi su nessuno studio scientifico.

Con la crescente consapevolezza dei vantaggi apportati dal latte materno e l'aumentata attenzione prestata verso questo problema il ragionamento si è capovolto: il farmaco non va somministrato solo se vi sono motivi fondati che ne sconsiglino l'utilizzo e la sospensione dell'allattamento deve avvenire soltanto se c'è un fondato rischio di salute per il bambino. Il consiglio è quello di rivolgersi al proprio pediatra curante che approfondirà l'argomento.

In primo luogo occorre valutare se assumere quel farmaco sia veramente necessario. Molto spesso, infatti, si tratta di farmaci "minori", non inseriti nella farmacopea internazionale, o comunque farmaci dei quali la mamma potrebbe fare a meno senza che ne derivi un reale svantaggio per la sua salute.

La maggior parte dei farmaci passa nel latte materno, ma la gran parte di essi, quando assunti alle dosi terapeutiche, non ha effetti sulla produzione del latte o sulla salute del lattante.

A parte rare eccezioni, la concentrazione dei farmaci nel latte è molto bassa e, in generale, si può affermare che la dose assunta dal lattante non supera l'1% di quella introdotta dalla mamma (anche se ci sono eccezioni).

La quantità che vi passa, comunque, dipende da vari fattori tra i quali:

  • La dose di farmaco assunto dalla nutrice;
  • La via di somministrazione;
  • La sua capacità di penetrare nei grassi (lipofilia): tanto più è lipofilico, tanto più il farmaco passa nel latte;
  • La sua capacità di legarsi alle proteine del sangue materno: i farmaci legati alle proteine passano meno facilmente nel latte;
  • La durata di attività del farmaco nel sangue materno (emivita): attenzione ai farmaci con emivita lunga per la possibilità che si accumulino progressivamente nel sangue materno (se possibile preferire farmaci con emivita breve);
  • Il rapporto che si crea tra quantità presente nel latte e quantità presente nel sangue materno (rapporto L:P);
  • La capacità di assorbimento di quel farmaco da parte dell'intestino della mamma e del neonato (biodisponibilità);
  • Lo stato di salute e l'età del bambino: i neonati, soprattutto i pretermine, sono a maggior rischio di presentare nel sangue alti livelli dei farmaci somministrati o trasmessi con il latte materno a causa dell'immaturità del fegato e dei reni che li metabolizzano e li eliminano;
  • Il giorno di lattazione: nei primi giorni di vita il colostro viene assunto dal neonato in una quantità tanto modesta che, di conseguenza, la quantità di farmaco che arriva al bambino sarà molto bassa;
  • Se quel farmaco è stato approvato per l'uso nella popolazione pediatrica: in caso di risposta affermativa la sua presenza nel latte materno non comporta particolari rischi per il lattante.

Le controindicazioni considerate "assolute" sono limitate e sono quindi pochi i farmaci che necessitano sempre della sospensione dell'allattamento al seno:

  • I farmaci anti-tumorali (ciclofosfamide, ciclosporina, doxorubicina, metotrexate);
  • Le sostanze radioattive utilizzate in radiodiagnostica (limitatamente alla loro durata di azione);
  • I farmaci antitiroidei (diversi dal tiouracile);
  • Il cloramfenicolo.

In questi casi è necessario che la mamma sospenda l'allattamento, per alcuni di essi solo temporaneamente, fino al termine della terapia. Il pediatra consultato fornirà indicazioni su come mantenere la produzione lattea fino al momento della ripresa dell'allattamento al seno.

Per gli altri farmaci esistono liste preparate dall'Accademia Americana di Pediatria o dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e testi di riferimento che forniscono informazioni dettagliate e aggiornate ai medici:

  • Molti farmaci sono giudicati sufficientemente sicuri tanto da poter essere assunti dalla nutrice con tranquillità.
  • Per molti altri farmaci, compatibili con l'allattamento, gli effetti collaterali, se si presentano, sono in genere "lievi" (letargia e difficoltà alla suzione): è il caso dei farmaci antidepressivi, degli ansiolitici, degli anticonvulsivanti, dei barbiturici, del diazepam, e degli antistaminici.
  • Per altri farmaci, anch'essi compatibili con l'allattamento, gli effetti collaterali possono essere "seri": è il caso dell'ergotamina, del litio, del metimazolo, dell'amiodarone, delle tetracicline, dei sulfamidici. Tali farmaci vanno utilizzati solo quando siano realmente essenziali e non sia possibile sostituirli con un altro farmaco più sicuro.
  • Per altri l'allattamento al seno può continuare, ma la produzione di latte può ridursi: è il caso della Bromocriptina, dei farmaci anti-MAO, dei diuretici e della pillola estroprogestinica (per quest'ultima tali effetti sono trascurabili se si utilizzano le nuove formulazioni).
  • Per un altro ampio numero di farmaci non esiste ancora esperienza e gli studi eseguiti durante l'allattamento sono molto limitati.

Anche in questi casi, se non c'è alternativa e vi è necessità di continuare la terapia, l'invito è quello di continuare ad allattare, in quanto i vantaggi legati all'allattamento sono superiori rispetto ai possibili rischi. La mamma va però informata sui possibili effetti collaterali nel bambino invitandola, se si presentano, a sospendere il farmaco.

Sono da considerare sicuri, se assunti al dosaggio appropriato;

  • Tra gli analgesici e gli antipiretici: il paracetamolo, l'acido acetilsalicilico, l'ibuprofene;
  • La maggior parte dei rimedi per tosse e raffreddore;
  • Tra gli antibiotici: la penicillina (e derivati), l'eritromicina, le cefalosporine;
  • La digossina, l'insulina, i broncodilatatori (es. il salbutamolo), la maggior parte degli antiipertensivi;
  • Gli integratori alimentari contenenti ferro e vitamine;
  • Tutti i farmaci autorizzati per la somministrazione ai bambini nei primi mesi di vita.

Un accorgimento che possiamo mettere in atto per ridurre l'esposizione del lattante al farmaco da somministrare è rappresentato dall'assunzione del farmaco subito dopo la poppata o, ancora meglio, prima del riposo più lungo del bambino.

Percorsi di Cura e Salute: Allattamento


 

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  • A cura di: Guglielmo Salvatori*, Immacolata Dall'Oglio**
    *Unità Operativa Educazione Nutrizionale Neonatale e Banca del Latte Umano Donato
    **Struttura Sviluppo professioni sanitarie
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 23  Giugno 2023 


 
 

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