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Epatite C: lo screening nel bambino

Verifica tramite esame del sangue della eventuale infezione da virus dell'Epatite C 

Tra le persone infette dal virus dell'epatite C (HCV), i bambini rappresentano solo una minoranza.

Ciononostante, un'infezione cronica da HCV può essere presente anche nell'infanzia e determinare le complicazioni a essa correlate, come la cirrosi epatica e il carcinoma epatocellulare.

Alla luce di questi dati e della necessità di intraprendere nei pazienti infetti un iter diagnostico ed eventualmente terapeutico, si comprende l'importanza dello screening per l'infezione da HCV.

L'utilità di uno screening generalizzato in età pediatrica per l'infezione da virus dell'epatite C non è avvalorata dai dati scientifici di cui disponiamo.

È invece consigliato lo screening selettivo per alcuni gruppi di bambini che hanno un aumentato rischio di infezione da HCV.

Questi comprendono:

  • Bambini con segni clinici di epatite, compreso l'incremento non altrimenti giustificato delle transaminasi (enzimi presenti nelle cellule del fegato), anche in assenza di sintomatologia clinica;
  • Bambini nati da madri con infezione da HCV: nei Paesi industrializzati la più frequente fonte di infezione risulta essere la trasmissione verticale madre-figlio, trasmissione che può verificarsi durante la gravidanza, durante il parto o con l'allattamento, nel caso siano presenti ragadi sanguinanti ai capezzoli (in tutte le altre situazioni, la mamma che ha l'epatite cronica C può allattare senza alcun rischio); 
  • Bambini le cui madri hanno una storia di uso di sostanze stupefacenti per via endovenosa e non si è certi dell'assenza di infezione materna;
  • Bambini adottati o rifugiati internazionali, specialmente se provenienti da aree nelle quali l'infezione da HCV è molto diffusa (ad esempio Africa, Est Europa, Sud-Est Asiatico), anche perché di solito hanno fattori di rischio non noti;
  • Bambini o adolescenti con infezione da HIV;
  • Bambini o adolescenti che sono vittime di violenze sessuali o adolescenti con una storia di partner sessuali multipli;
  • Adolescenti con una storia o con il sospetto di uso di sostanze stupefacenti per via endovenosa.

Lo screening dell'HCV in età pediatrica si effettua tramite un prelievo di sangue che, in base all'età del paziente, valuterà test differenti. Poiché in gravidanza gli anticorpi prodotti da una donna infetta da virus dell'epatite C (IgG anti-HCV) passano nel sangue del bambino, la loro presenza non è indicativa di infezione.

Questi anticorpi acquisiti passivamente dal bambino vengono eliminati prevalentemente entro il 12° mese di vita, ma possono persistere più a lungo.

Quindi, il riscontro di IgG anti-HCV nei bambini di età inferiore ai 18 mesi può essere dovuto al trasferimento passivo di anticorpi materni, e non alla produzione di anticorpi propri in risposta all'infezione virale.

Pertanto:

  • Bambini di età minore di 18 mesi (figli di una donna con infezione HCV): è necessario effettuare la ricerca del materiale genetico del virus (RNA virale) che può essere eseguita a partire dal 2° mese di vita. Tuttavia, la viremia (quantità di RNA virale nel sangue) a questa età non sempre predice l'infezione a lungo termine perché alcune di queste infezioni si risolvono spontaneamente entro i 3 anni di vita. Inoltre, se la ricerca dell'RNA dovesse risultare negativa, l'indagine sierologica (la ricerca degli anticorpi specifici) dovrebbe essere comunque effettuata dopo i 18 mesi di vita;
  • Bambini di età maggiore di 18 mesi: si può effettuare la ricerca degli anticorpi contro il virus HCV. I bambini che hanno una sierologia positiva o dubbia devono eseguire la ricerca dell'RNA virale che conferma la diagnosi di infezione da HCV. In questi pazienti, si dovrà valutare il genotipo dell'HCV e dovranno essere monitorati per determinare l'andamento dell'infezione verso la progressione della malattia o la scomparsa spontanea del virus. Se invece l'RNA dell'HCV non viene rilevato, è probabile che la sierologia positiva sia espressione di un'infezione da HCV pregressa e successivamente eliminata (o di un test falso positivo).

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  • A cura di: Sara Chiurchiù
    Unità Operativa di Malattie Infettive e Immunoinfettivologia
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 12  Aprile 2022 


 
 

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