L'Endocardite Infettiva (EI) è un'infezione del sottile rivestimento interno delle cavità cardiache chiamato, appunto, endocardio.
Si verifica quando germi che provengono da altre parti del corpo, come bocca, tonsille, intestino, pelle, vie urinarie, penetrano nel torrente sanguigno e raggiungono il cuore.
Può anche essere causata da batteri o da funghi che, in presenza di deficit del sistema immunitario, aderiscono all'endocardio e vi si moltiplicano.
I germi che più frequentemente causano l'endocardite sono gli Enterococchi, lo Pseudomonas, gli Streptococchi, gli Stafilococchi e gli Emofili.
In entrambi i casi, la lesione tipica è la vegetazione, ovvero un'escrescenza dentro cui si annidano i microrganismi, che può localizzarsi sulle pareti degli atri e dei ventricoli (la cosiddetta endocardite della parete cardiaca), oppure, molto più frequentemente, sulle valvole (cosiddetta endocardite valvolare).
Dalle vegetazioni possono staccarsi frammenti che, attraverso il torrente sanguigno, raggiungono altre zone dell'organismo, disseminando l'infezione.
Esistono condizioni cardiologiche a rischio, rappresentate da bambini con:
- Protesi valvolari;
- Precedente episodio di endocardite infettiva;
- Cardiopatie congenite che provocano colorito bluastro della cute e delle mucose dovuto a scarsa ossigenazione del sangue (cianosi) sia prima che dopo correzione chirurgica;
- Insufficienza delle valvole del cuore.
Per questi bambini, in caso di interventi chirurgici e/o di procedure odontoiatriche, è raccomandata la profilassi con amoxicillina oppure, in caso di allergia, con clindamicina.
Altri possibili fattori di rischio per l'endocardite infettiva sono:
- Le infiammazioni dei tessuti di sostegno dei denti causate da infezioni (parodontopatie);
- Le malattie a trasmissione sessuale;
- Cateteri vascolari infetti;
- L'uso di siringhe non sterili e infette, tatuaggi e piercing praticati con attrezzature non sterili.
L'andamento dell'endocardite batterica è molto variabile. Può avere un andamento acuto e rapidamente progressivo, o presentarsi in forma subacuta o cronica con febbricola e sintomi poco specifici.
Di conseguenza, l'endocardite infettiva va sospettata in molteplici situazioni cliniche, estremamente differenti tra di loro.
I sintomi più comuni sono:
- Febbre spesso associata a sintomi generali come senso di stanchezza, brividi, scarso appetito e calo di peso;
- Presenza di soffio cardiaco che viene riscontrata nell'85% dei casi;
- Più raramente complicanze emboliche al momento della diagnosi.
L'endocardite può causare alterazioni permanenti delle valvole cardiache determinandone il restringimento (stenosi) o l'incontinenza (insufficienza) o entrambe.
La diagnosi di endocardite infettiva può essere fatta dai pediatri curanti sulla base di criteri adottati dalle società internazionali di cardiologia.
Oltre a un'attenta raccolta della storia della malattia e a una visita altrettanto attenta, la diagnosi si basa sull'esecuzione di alcuni accertamenti:
- Ecocardiogramma (sia "standard" che transesofageo) per mettere in evidenza la presenza all'interno del cuore di vegetazioni, l'eventuale coinvolgimento delle valvole cardiache e le eventuali disfunzioni provocate dall'alterazione delle valvole;
- Esame emocromocitometrico e valutazione degli indici infiammatori (VES, PCR, etc.) per mettere in evidenza l'aumento del numero di globuli bianchi, l'anemia e l'aumento di VES e PCR che si verificano nel corso delle infezioni;
- Emocoltura per scoprire qual è il germe che ha causato l'endocardite.
In particolare tanto l'ecocardiografia transtoracica quanto quella transesofagea sono utili non solo per la diagnosi, ma anche per valutare le prospettive di guarigione dei bambini con endocardite infettiva e per il controllo dell'andamento della malattia in corso di terapia antibiotica.
La cura consiste nella somministrazione di farmaci antimicrobici a largo spettro che va poi modificata in base ai risultati dell'emocoltura allo scopo di eradicare il microrganismo responsabile.
Va iniziata tempestivamente, dopo aver effettuato tre prelievi di sangue per emocoltura a distanza di 30 minuti l'uno dall'altro.
Alla terapia con farmaci, in determinate gravi circostanze, può associarsi anche quella cardiochirurgica.
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