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Displasia broncopolmonare

Principale complicazione respiratoria della prematurità, si manifesta con difficoltà respiratoria di grado variabile. Necessita di aiuto respiratorio, di supplementazione di ossigeno e spesso di ventilazione meccanica 

La displasia broncopolmonare è la principale complicazione respiratoria della prematurità e la più frequente causa di malattia polmonare cronica dell’infanzia

Il miglioramento delle cure intensive neonatali ha reso possibile la sopravvivenza di neonati di età gestazionale e peso estremamente bassi.

Prima del miglioramento tecnologico la maggior parte dei neonati prematuri non sopravviveva o sopravviveva con gravi disabilità.

La displasia broncopolmonare è una malattia causata da più fattori in cui l’infiammazione svolge un ruolo centrale. I principali fattori di rischio comprendono: 

  • Il grado di prematurità;
  • La ventilazione meccanica prolungata;
  • Le alte concentrazioni dell'ossigeno inspirato;
  • Le infezioni. 

Particolarmente a rischio di sviluppare displasia broncopolmonare sono i nati di età gestazionale inferiore a 30 settimane e peso alla nascita inferiore a 1250 g.

I sintomi della displasia broncopolmonare possono variare da lievi a molto gravi. Solitamente comprendono:

  • Aumento della frequenza respiratoria;
  • Difficoltà respiratoria con allargamento delle narici (“alitamento nasale”) e rientramenti intercostali o al giugulo durante la respirazione;
  • Respiro sibilante. 

La diagnosi di displasia broncopolmonare viene posta a 36 settimane di età post-mestruale per i nati prima delle 32 settimane, oppure a 40 settimane di età post-mestruale per quelli nati dopo le 32 settimane.

In base al tipo di “aiuto” respiratorio che il neonato richiede, la displasia broncopolmonare viene definita lieve, moderata o grave.

Il quadro radiografico è caratterizzato dall’aumento del volume dei polmoni che presentano una struttura non omogenea con alternanza di aree sovradistese e di aree collassate.

Il trattamento del bambino con displasia broncopolmonare dipende dalla gravità della difficoltà respiratoria e può comprendere:

  • Somministrazione di ossigeno;
  • Somministrazione di farmaci che favoriscono l’apertura delle vie aeree (broncodilatatori) ed eventualmente di cortisonici per combattere l’infiammazione;
  • Ventilazione meccanica.

I neonati con broncodisplasia sono particolarmente delicati e devono essere gestiti con grande attenzione perché oltre alle altre problematiche legate alla prematurità sono a maggior rischio di accumulo di liquidi nei polmoni, di fatica legata allo sforzo respiratorio, di problemi cardiaci e di infezioni polmonari.

Molti neonati pretermine, soprattutto di età gestazionale bassa, alla nascita non sono in grado di respirare da soli e per sopravvivere devono essere aiutati con somministrazione di ossigeno e/o ventilazione meccanica.

Quanto più prematuro è il parto tanto meno sviluppati sono tutti gli organi del bambino e in particolare i polmoni, che sono tra gli ultimi organi a maturare durante la gravidanza. 

La ventilazione meccanica e la somministrazione di ossigeno da un lato consentono la sopravvivenza dei più piccoli ma dall’altro possono provocare danni ai polmoni.

Normalmente, infatti, i polmoni dovrebbero essere immersi nel liquido amniotico che li protegge e ne consente il normale sviluppo. 

Quanto più a lungo il neonato viene sottoposto a ventilazione meccanica, tanto maggiore è la probabilità che sviluppi broncodisplasia. 

La gravità della broncodisplasia è variabile ma grazie all’aumentato utilizzo di tecniche di ventilazione non invasiva (come ad esempio la ventilazione con cannule nasali) fortunatamente ad oggi le forme gravi sono rare e molti neonati prematuri crescono senza danni polmonari a lungo termine.

Oltre all’ottimizzazione del supporto respiratorio, i piccoli pretermine possono giovarsi di un ridotto apporto di liquidi e della somministrazione di farmaci diuretici che aiutano a rimuovere i liquidi in eccesso dai polmoni. 

La dimissione rappresenta un momento critico nella gestione del neonato con diagnosi di broncodisplasia.

I neonati e i lattanti con broncodisplasia di qualsiasi grado (lieve, moderata o grave) possono presentare numerose possibili complicanze a carico di vari organi e apparati e necessitano di attenti controlli anche dopo la dimissione.

È quindi necessario programmare accuratamente i controlli e prevedere il coinvolgimento dei familiari, del pediatra curante e delle strutture sanitarie sul territorio. 

Problemi polmonari

 

La causa più frequente di ri-ospedalizzazione nei neonati pretermine, soprattutto nei primi due anni di vita, sono le infezioni respiratorie.

Il microbo più frequentemente responsabile di tali infezioni è il virus respiratorio sinciziale che è associato a un elevato tasso di ospedalizzazione e rappresenta un fattore di rischio per il successivo sviluppo di broncospasmo ricorrente. 

La prescrizione di palivizumab (anticorpo monoclonale contro il virus respiratorio sinciziale) è a carico del Servizio Sanitario Nazionale per i seguenti bambini:

  • Bambini nati con età gestazionale inferiore o uguale a 29 settimane entro il primo anno di vita;
  • Bambini affetti da displasia broncopolmonare di età inferiore a un anno con età gestazionale inferiore a 32 settimane;
  • Bambini nati con età gestazionale uguale o inferiore a 35 settimane e con età inferiore a 6 mesi al momento dell’inizio della stagione epidemica;
  • Bambini di età inferiore ai 2 anni affetti da displasia broncopolmonare e che abbiano ricevuto terapia medica – ossigeno, corticosteroidi, broncodilatatori, diuretici – nei 6 mesi precedenti l’inizio della stagione epidemica.

La prima dose di palivizumab deve essere somministrata per via intramuscolare prima dell’inizio della stagione epidemica (in genere a Ottobre) e le dosi successive devono essere somministrate una volta al mese durante il periodo di rischio (fino ad Aprile compreso).

Nei bambini con broncodisplasia anche gli episodi di otite media e le infezioni respiratorie sostenute da altri microbi sono più frequenti e possono richiedere terapia con antibiotici, steroidi inalatori e broncodilatatori.

Problemi cardiaci

A causa delle anomalie strutturali e funzionali dei vasi sanguigni polmonari, i neonati e i lattanti con broncodisplasia possono essere a maggior rischio di sviluppare il cosiddetto “cuore polmonare cronico”, che è una malattia del cuore causata da problemi polmonari: il ventricolo di destra, che pompa il sangue nei polmoni, si ingrandisce e si indebolisce.

Viene così compromessa la capacità del cuore di pompare nei polmoni il sangue che arriva dalle vene.  

Per tale motivo, in caso di comparsa di difficoltà di alimentazione, aumento di frequenza del respiro, aumentata richiesta di ossigeno supplementare e scarsa crescita ponderale, deve essere valutata la funzione cardiaca.

Accrescimento e sviluppo

I piccoli con difficoltà respiratoria consumano molte calorie per respirare e spesso presentano scarso accrescimento.

Di fondamentale importanza, soprattutto per i neonati di più basso peso ed età gestazionale, è la valutazione della crescita globale che comprende lo stato di nutrizione, lo sviluppo neuro-motorio e quello psico-comportamentale.

Alla dimissione è quindi generalmente previsto un programma di controlli nel tempo da eseguire sia presso l’ospedale di riferimento sia presso il pediatra curante.

 

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  • A cura di: Claudia Columbo, Francesca Landolfo
    Unità Operativa di Terapia Intensiva Neonatale
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 07  Aprile 2023 


 
 

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