Le diete di tipo vegetariane (accomunate dal prefisso "veg") sono sempre più diffuse tra la popolazione occidentale, anche in età pediatrica.
In realtà non esiste un unico tipo ma diverse tipologie di "diete vegetariane" che differiscono tra loro - anche significativamente - in quanto a restrizione/esclusione di una o più famiglie di alimenti.
Il termine "vegetariano/dieta vegetariana" si riferisce alla dieta latto-ovo-vegetariana (LOV) in cui sono esclusi alimenti animali (carne, pesce, molluschi e crostacei) ma ammessi derivati animali (latte, latticini e formaggi, uova, propoli, pappa reale, polline, etc).
Le diete ovo-vegetariana (esclude latte e derivati ma non uovo) e latto-vegetariana (esclude uovo ma non latte e derivati) sono due derivazioni della latto-ovo-vegetariana.
Il termine vegano/a si riferisce ad una dieta che è priva di alimenti animali e anche di tutti i derivati animali (uova, latte e derivati, miele, propoli, pappa reale, polline).
Quando si parla genericamente di "diete vegetariane" si intende parlare sia di dieta latto-ovo-vegetariana (e varianti) che di dieta vegana.
Esistono poi diete con maggiori restrizioni quali le diete crudiste (sono ammessi solo alimenti vegetali non sottoposti a trattamenti termici oltre i 42 °C ma è ammessa l'essiccazione e sono ammessi frutta, verdura, noci e semi, cereali e legumi germogliati), la dieta del raccoglitore (prevede solo il consumo di ciò che è caduto naturalmente dall'albero o dalla pianta ad esempio frutti, semi, ecc.), le diete fruttariane (sono ammesse frutta fresca e secca, e ortaggi da frutto come pomodori, peperoni, peperoni, cetrioli, ecc. e frutta grassa come olive ed avocado), la dieta macrobiotica.
Tutte queste diete per le loro caratteristiche di esclusività e rigidità sono chiaramente incompatibili con un'adeguata alimentazione in età pediatrica in quanto non in grado di rispondere ai fabbisogni nutrizionali ed energetici di particolari epoche di vita quali gravidanza, allattamento e prima infanzia.
È quindi innanzitutto fondamentale connotare in modo preciso il modello alimentare seguito, particolarmente in età pediatrica, al fine di poter comprendere quali sono i rischi e quali sono gli interventi necessari a correggere i possibili deficit/squilibri nell'assunzione alimentare (calorici e di macro e micronutrienti).
I bambini la cui famiglia segue una dieta vegetariana oppure vegana vengono abitualmente nutriti seguendo gli orientamenti alimentari dei genitori.
L'età evolutiva, però, è caratterizzata dall'accrescimento e dallo sviluppo psicomotorio che pongono problemi nutrizionali specifici per le varie età del bambino e in particolare l'assenza di alimenti di origine animale pone alcuni problemi che vanno affrontati e opportunamente risolti.
Lo stretto monitoraggio del pediatra, pertanto, in questi casi diventa fondamentale e imprescindibile.
Le diete latto-ovo-vegetariana (con le sue varianti) e la dieta vegana in età pediatrica, stando allo stato attuale delle evidenze scientifiche, non mostrano vantaggi particolari relativamente alla prevenzione di malattie croniche non trasmissibili se confrontate con la Dieta Mediterranea (basata sul consumo prevalente di molti alimenti vegetali e sull'uso limitato di prodotti animali).
Non esistono invece prove scientifiche dell'effetto preventivo delle diete vegetariane sulle malattie trasmissibili in età pediatrica.
D'altra parte le diete latto-ovo-vegetariana e la dieta vegana possono essere inadeguate per un corretto sviluppo neuro-psico-cognitivo del bambino in quanto la carenza di vitamina B12, DHA e ferro possono provocare danni irreversibili al sistema nervoso.
Per tali motivi la dieta vegana, in particolare, non è raccomandata in età pediatrica perché priva di vitamina B12 e carente di DHA, ferro, vitamina D e calcio.
Se i genitori intendono seguire questo tipo di dieta, occorre informarli del fatto che la dieta vegana deve assolutamente essere integrata con tutti i nutrienti suddetti (è bene anzi che le integrazioni inizino già per i futuri genitori durante la pianificazione della gravidanza in età preconcezionale) e i bambini che seguono questo tipo di dieta devono essere strettamente controllati relativamente alla crescita e allo sviluppo da parte di personale sanitario esperto.
La dieta latto-ovo-vegetariana (e le sue varianti) risultano carenti di vitamina B12, DHA, ferro e a volte anche di vitamina D e calcio. Pertanto, sebbene più ricca in nutrienti rispetto alla vegana, anche questa dieta ha necessità di essere monitorata dal pediatra ed integrata con i nutrienti carenti.
È importante sapere che più è restrittiva la dieta maggiore è il rischio di carenza di alcuni nutrienti e dunque di danno e che le epoche di vita più soggette a rischio sono quelle caratterizzate da maggiore stress metabolico ossia gravidanza, allattamento, età infantile fino ai 3 anni e adolescenza.
La dieta latto-ovo-vegetariana, se ben composta, può garantire un adeguato apporto energetico complessivo, nonostante la minore densità calorica degli alimenti.
La dieta vegana, invece, può presentare il rischio di un deficit energetico cronico in quanto tale tipo di dieta è caratterizzata sia da una maggiore restrizione alimentare sia dalla presenza di alimenti ad elevato potere saziante.
Per ovviare a tale pericolo, in questo tipo di dieta, si possono frazionare i pasti durante la giornata e utilizzare alimenti ad elevata densità calorica quali cereali (preferibilmente senza aggiunta di crusca), frutta secca, olio extravergine di oliva (EVO).
Nel bambino più grande l'impiego di pasti frequenti, di snack e di prodotti ricchi di carboidrati complessi e grassi insaturi (cereali da colazione, pane, pasta e pizza, frutta secca) può aiutare a coprire e soddisfare il fabbisogno energetico.
Proteine
I bambini che seguono un'alimentazione vegetariana/vegana devono avere un apporto proteico maggiorato del 30-35% fino a 2 anni di età, del 20-30% da 2 a 6 anni e del 15% dopo i 6 anni. È importante però anche la qualità degli aminoacidi (i componenti semplici delle proteine) assunti ed in particolare è importante l'assunzione degli aminoacidi essenziali (quelli che non possono essere sintetizzati dall'organismo umano e che sono presenti soprattutto negli alimenti di origine animale).
Per questo motivo in una alimentazione vegetariana è fondamentale che, nell'arco del giorno, siano alternati alimenti vegetali di diversi gruppi (soprattutto cereali e legumi) in modo da compensare la carenza di un aminoacido in un alimento con la presenza dello stesso in un altro alimento.
Per fare un esempio i cereali sono poveri di lisina (tranne la quinoa che è ricca di aminoacidi essenziali) e i legumi sono ricchi di metionina per cui queste due classi di alimenti si compensano a vicenda.
Carboidrati e fibre
Nell'ambito di una dieta vegetariana, e particolarmente in caso di dieta vegana, il consumo di carboidrati e fibra alimentare è solitamente aumentato mentre il consumo dei grassi e delle proteine appare ridotto. Ciò determina una riduzione dell'apporto energetico totale perché diete ricche di fibre alimentari e di carboidrati riducono la densità energetica dei pasti consumati.
Inoltre un altro aspetto critico della dieta vegetariana, soprattutto nell'età della alimentazione complementare (secondo semestre di vita) è che proprio l'eccessivo apporto di fibra (> 0,5 g/Kg/die) e quindi dei fitati presenti nei cereali e nei semi delle leguminose può interferire con l'assorbimento di alcuni minerali (soprattutto ferro, zinco e calcio).
Alcune Società Scientifiche a questo proposito consigliano ai soggetti che seguono diete vegetariane l'adozione di alcune strategie per aumentare la biodisponibilità di questi micronutrienti quali la lievitazione acida del pane e la germinazione, la macinazione e l'ammollo dei cereali e dei legumi (ognuna di queste azioni riduce il contenuto e gli effetti dell'acido fitico, grazie anche all'attivazione di fitasi endogene). Potrebbe essere utile in queste diete anche evitare alimenti integrali per non incrementare ulteriormente l'apporto di fibra.
Grassi
Nelle diete vegetariane occorre verificare che l'apporto di lipidi sia adeguato alle necessità nutrizionali delle varie età. Inoltre va posta una speciale attenzione alla qualità dei lipidi assunti: gli acidi grassi omega 3, infatti, sono contenuti soprattutto nel pesce, nei frutti di mare e nelle uova mentre alcuni cibi tipici della dieta vegana/vegetariana (noci, semi oleaginosi, l'avocado, prodotti derivati dalla soia e olii vegetali sono ricchi di omega 6).
Ne può derivare dunque un elevato rapporto omega 6/omega 3 che potrebbe favorire la formazione di citochine proinfiammatorie con un aumento teorico del rischio a lungo termine di patologie degenerative e autoimmuni.
Quali possono essere allora i consigli? Innanzitutto adeguare la quota lipidica ai fabbisogni indicati dai LARN.
L'assunzione di lipidi deve essere pari al 40% (dell'energia totale) nei lattanti di 6-12 mesi, al 35-40% nei bambini di 1-3 anni e al 20-35% dopo i 4 anni.
Nessuna restrizione dell'apporto lipidico totale giornaliero deve essere imposta nei primi due anni vita sia perché non ha valore preventivo per le età successive sia perché questa età ha particolari necessità metaboliche. Dal punto di vista qualitativo l'adeguatezza dell'apporto di acidi grassi essenziali omega 6 ed omega 3 deve essere controllato.
Le diete vegetariane non presentano un adeguato apporto di omega 3 ossia di acido alfa-linolenico (ALA), ma soprattutto dei suoi derivati acido eicosapentaenoico (EPA) e acido docosaesaenoico (DHA). I vegetariani dovrebbero pertanto assumere regolarmente buone fonti di ALA (es. noci, semi di lino e di chia, oli da essi derivati, altri oli ricchi di ALA).
EPA e DHA sono i famosi PUFA (acidi grassi polinsaturi) fondamentali soprattutto nei primi 1000 giorni di vita per la crescita e lo sviluppo del sistema nervoso.
Le conseguenze di un ridotto apporto di ALA possono essere ulteriormente amplificate da una ridotta conversione di quest'ultimo in EPA e DHA.
Per questo motivo i vegetariani/vegani dovrebbero assumere anche nutrienti considerati utili per migliorare la conversione di ALA in EPA e DHA (proteine, piridossina, biotina, calcio, rame, magnesio e zinco).
Il regolare utilizzo di alghe edibili può contribuire a coprire il fabbisogno di EPA e DHA, sebbene solitamente sia necessario ricorrere anche ad un integratore farmacologico di omega 3.
Nei primi due anni di vita, ma anche durante gravidanza ed allattamento è raccomandata l'integrazione con tali micronutrienti se si decide di optare per una dieta vegetariana/vegana.
Ricordiamo che secondo l'OMS e l'EFSA bisogna garantire un'assunzione giornaliera di acido linoleico (LA), che è un omega 6, di 3-4,5% fino ai due anni.
Invece l'assunzione di ALA (omega 3) da 0 a 2 anni dovrebbe essere inferiore al 3%. Un adeguato apporto di DHA (derivato dell'ALA) dovrebbe essere di 10-12 mg/kg di peso corporeo sempre nel periodo di età compreso tra 0 e 2 anni.
Sali minerali
I bambini che seguono una dieta vegana sono considerati a potenziale rischio carenziale di zinco e devono essere controllati. I bambini vegetariani, e soprattutto i vegani, a causa del minore assorbimento del ferro non eminico (cioè non legato all'emoglobina o alla mioglobina presenti nelle carni), devono avere un maggiore apporto di ferro (1,8 volte rispetto agli onnivori).
L'assorbimento del ferro non-eme può essere agevolato dalla composizione del pasto, riducendo il contenuto di fitati e polifenoli ed aumentando quello di vitamina C.
È necessario garantire un'adeguata e quotidiana supplementazione di ferro anche ai bambini di età inferiore a 3 anni.
È necessario quindi far utilizzare alimenti fortificati con ferro, se disponibili, far consumare cibi con basso contenuto in acido fitico, seguendo precise modalità di preparazione degli alimenti (macinazione, ammollo e germinazione di cereali e legumi, lievitazione acida del pane) ed associare nella dieta, ad alimenti ricchi di ferro non-eme, frutta e verdura fresche con alto contenuto di vitamina C o supplementare l'alimentazione con preparati farmaceutici.
Nei soggetti latto-ovo-vegetariani il deficit di calcio è improbabile in quanto la sua assunzione è garantita primariamente dal consumo di latte, formaggi, ed in misura minore da legumi, frutta secca, fichi secchi, alcuni vegetali ed alghe.
Nei soggetti vegani l'assunzione quotidiana di calcio può invece essere insufficiente a coprire il fabbisogno, soprattutto con l'inizio dello svezzamento in quanto il contenuto di calcio del latte materno non è influenzato dal regime alimentare di tipo vegano seguito dalla madre nutrice.
Con la riduzione o l'interruzione dell'allattamento al seno, l'apporto di calcio può quindi diventare del tutto insufficiente.
Per soddisfare il giusto fabbisogno di calcio (secondo la FAO/WHO: 300 mg/die nei primi 6 mesi di vita, 400 mg/die tra 7 e 12 mesi di vita, 500 mg/die tra 1 e 3 anni, 600 mg/die tra 4 e 6 anni, 700 mg/die tra 7 e 9 anni e 1.300 mg/die tra 10 e 18 anni), i soggetti vegani devono pertanto ricorrere ad una specifica supplementazione ed eventualmente adottare alcuni accorgimenti (es. riduzione dell'utilizzo del sale da cucina, caffeina, ossalati e fitati, aumento del consumo di acque minerali ricche in calcio).
Il lattante alimentato con latte materno non presenta deficit di iodio se l'assunzione alimentare materna è adeguata; lo stesso vale per i lattanti allattati con formule artificiali.
Il bambino a dieta latto-ovo-vegetariana assume, con l'alimentazione, cibi ricchi di iodio come latte e uova.
In questi casi, tuttavia, dopo i 3 anni, la somministrazione di 3 g/die di sale iodato permette di essere certi di un adeguato apporto quotidiano di iodio.
I bambini a dieta vegana sono a rischio maggiore di carenza iodica perché il contenuto di iodio nella frutta e nella verdura dipende dalla quantità del minerale nel terreno, nei fertilizzanti e nei prodotti utilizzati per l'agricoltura per cui devono assumerlo con integratori. In caso di supplementazione con iodio, il fabbisogno quotidiano generalmente ritenuto adeguato è 90 µg/die tra 0 e 6 anni, 120 µg/die tra 7 e 12 anni e 150 µg/die nelle età successive.
Vitamine
Le diete vegetariane non mettono a rischio di carenza di vitamina E né di vitamina B2.
La vitamina A è presente come tale negli alimenti di origine animale e, come precursore (i carotenoidi) in quelli di origine vegetale ed il suo assorbimento è condizionato dalla quantità e qualità di lipidi assunti. Lattanti e bambini fino ai 3 anni che seguano una dieta vegana sono a rischio di carenza di vitamina A.
La vitamina B12 è presente solo negli alimenti di origine animale o meglio negli alimenti di origine vegetale è presente una forma di vitamina B12 non biodisponibile che può anche essere assorbita dall'intestino umano, ma che non è in grado di agire metabolicamente.
La vitamina B12 è essenziale per la produzione di globuli rossi, per la rimozione di molecole potenzialmente dannose dal circolo, in particolare i residui di acido cianidrico, per il metabolismo dell'omocisteina e per la sintesi della guaina mielinica dei neuroni. In particolare l'alterata mielinizzazione per carenza di vitamina B12 può comportare alterazioni della trasmissione a livello di diversi distretti nervosi, lesioni neuronali e mieliniche.
Secondo l'OMS l'assunzione raccomandata giornaliera di Vit B12 varia secondo l'età del soggetto.
La frequenza del deficit di vitamina B12 fra i vegetariani è stata stimata del 62% nelle donne gravide, del 25%-86% nei bambini e del 21%-41.
Le persone che seguano diete latto-ovo-vegetariane o vegane, dati i rischi di carenza a cui sono esposte, necessitano di una supplementazione di vitamina B12.
Nessun regime alimentare garantisce un adeguato apporto di vitamina D. Il deficit può essere evitato mediante l'esposizione solare o un'adeguata supplementazione (600 UI/die nella donna gravida, 400 UI/die nel I anno di vita, 600 UI/die da 1 a 18 anni, in assenza di fattori di rischio per una condizione carenziale) in tutti i soggetti, indipendentemente dal regime alimentare.
Gravidanza e allattamento e primo anno di vita
Nei Paesi industrializzati l'apparente diffondersi di diete che eliminano grandi gruppi di alimenti, pone le donne gravide ed i feti rischio di carenze di specifici nutrienti, specialmente vitamina B12, ferro, e DHA e tale rischio è maggiore per le donne che seguono un modello alimentare vegano.
Non esiste una relazione certa tra diete vegetariane/vegane ed esiti come parto prematuro, basso peso alla nascita, percentuale di aborto.
È tuttavia documentato che le donne vegetariane possono andare incontro a problemi di carenza di zinco, vitamina B12 e ferro, mentre da tali diete può risultare una maggiore assunzione di folati e magnesio.
Pertanto, se le donne decidono di continuare a seguire tali abitudini alimentari anche durante la gravidanza, è necessario che vengano seguite da personale sanitario esperto e controllate sia durante la gravidanza che durante il periodo dell'allattamento per essere eventualmente supplementate con i nutrienti carenti.
I nutrienti maggiormente a rischio di insufficiente assunzione nelle diete vegetariane sono vitamina B12, ferro e acidi grassi essenziali (DHA).
Sono disponibili diversi studi che si sono focalizzati sugli effetti della carenza di questi singoli nutrienti, sia sulla durata della gravidanza, che sullo sviluppo psico-fisico del neonato.
Sembra che la carenza di vitamina B12, anche prima del concepimento, esponga le donne gravide ad un fattore di rischio indipendente di pre-eclampsia e aborto spontaneo. Inoltre i neonati hanno un rischio maggiore di avere un basso peso alla nascita e difetti del tubo neurale.
Le complicanze a carico del sistema nervoso comprendono anche l'ipotonia muscolare, l'apatia, la demielinizzazione delle cellule nervose fino all'atrofia cerebrale.
Purtroppo il trattamento con vitamina B12 non sempre permette il totale recupero delle funzioni neurologiche poiché, a lungo termine, può manifestarsi un ritardo nello sviluppo cognitivo e del linguaggio, nonché un minore livello di intelligenza fluida, ridotta memoria a breve termine e ridotta vigilanza. Tali effetti possono essere presenti anche a lungo termine.
I DHA, oltre a far parte delle membrane cellulari, influenzano la crescita dei neuroni, dei dendriti e la trasmissione neuronale quindi si comprende facilmente che un'assunzione ottimale di ALA e DHA è necessaria per il corretto sviluppo del cervello e delle sue funzioni.
Pertanto la carenza di acidi grassi essenziali (AGE) in gravidanza, come si può osservare in donne che non assumono pesce né supplementi, può produrre danni strutturali e permanenti al cervello del feto.
Sebbene non sia stata dimostrata una relazione fra supplementazione con LC-PUFA durante la gravidanza e sviluppo cognitivo del bambino, diversi studi hanno riscontrato che ad alte assunzioni di pesce durante la gravidanza corrispondevano migliori prestazioni cognitive nei figli a diverse età, anche dopo correzione per i fattori confondenti.
Relativamente al ferro, le donne gravide onnivore sono a rischio di sviluppare carenza marziale, e il rischio è maggiore se la donna segue un'alimentazione vegetariana o vegana, a causa della minore biodisponibilità del ferro assunto.
La relazione fra assunzione di ferro in gravidanza e sviluppo neuro-cognitivo del neonato è ben nota perché il ferro è coinvolto nella produzione di numerosi enzimi del metabolismo cerebrale e pertanto una sua carenza può facilmente produrre alterazioni.
In conclusione, la gravidanza nelle donne vegetariane che escludano il pesce dalla loro dieta, quindi anche nelle lattoovovegetariane, può essere un periodo di particolare rischio per lo sviluppo di carenze di ferro, vitamina B12 e DHA e tale rischio è maggiore per le donne che seguono un modello alimentare vegano.
Si raccomanda pertanto un'attenta valutazione nutrizionale durante tutta la gravidanza e il periodo dell'allattamento.
Per le mamme vegetariane e vegane che allattano, è importante ricordare che tale scelta non rappresenta un problema durante i primi 6 mesi di vita (sia il latte materno che le formule presentano un adeguato apporto energetico e di nutrienti) tranne che per il ridotto apporto di vitamina B12 con il latte materno di mamma vegana (la vitamina B12 è presente solo in alimenti di origine animale).
In questi casi è fondamentale dunque integrare la dieta della nutrice con alimenti addizionati (cereali e formule a base di soia) e/o eventualmente con supplementi farmacologici. L'apporto giornaliero consigliato è di 0,4 microgrammi da 0 a 6 mesi e di 0,5 microgrammi da 6 a 12 mesi.
Lo stato carenziale di vitamina B12 può causare anemia megaloblastica, rallentamento della crescita e gravi turbe neurologiche.
Come sostituto del latte materno, per una dieta vegana nel lattante, la scelta migliore è rappresentata dalle formule a base di soia.
È consigliabile, inoltre, arricchire la dieta della nutrice vegana/vegetariana con apporti maggiorati di ferro (80% in più) a causa della minore biodisponibilità del ferro presente nei vegetali e dell'inibizione del suo assorbimento causato dalla grande quantità di fibre assunte nella dieta vegana/vegetariana.
Utile anche nella mamma vegana/vegetariana un apporto maggiorato (50% in più) di zinco (alimenti che ne sono ricchi sono: legumi, frutta secca, formaggio, pane lievitato naturalmente e prodotti a base di soia fermentata) in quanto lo zinco può essere meno disponibile a causa dell'elevato apporto di fitati in questo tipo di diete.
Il latte materno contiene, invece, adeguate quantità di calcio anche se la mamma è vegana.
Nel primo anno di vita (caratterizzate dal punto di vista nutrizionale dall'allattamento e poi dall'avvio della alimentazione complementare) non si può escludere che diete vegetariane/vegane della madre nutrice, non supplementate, comportino conseguenze rilevanti per lo sviluppo auxologico e/o psicomotorio dei bambini allattati al seno.
Stessi rischi si possono evidenziare successivamente, nel secondo semestre, in bambini che introducono un'alimentazione complementare esclusivamente vegetariana non adeguatamente supplementata.
Prima e seconda infanzia
Nell'ambito delle diete vegetariane, sia per i modelli LOV che per il modello vegano, è indispensabile porre molta attenzione ad alcuni nutrienti critici.
Il modello vegano richiede sempre, ed ancor di più in condizioni cliniche caratterizzate da aumento del fabbisogno (ad es. nel periodo dell'alimentazione complementare) un'adeguata supplementazione con vitamina B12, ferro e DHA. In entrambe le tipologie di dieta vegetariana, ma in particolare nelle diete vegane, è importante, inoltre, prestare attenzione all'assunzione di calcio e zinco ed al consumo di fonti proteiche ben bilanciate per composizione aminoacidica.
Tenuto conto della minore utilizzabilità (circa l'85%) delle proteine vegetali, numerosi studi suggeriscono di aumentare l'assunzione proteica dei bambini vegani (come già detto prevedere un aumento dell'assunzione del 30-35% rispetto ai LARN nei bambini tra 6 mesi e due anni, del 20-30% nei bambini tra 2 e 6 anni, del 15-20% per i bambini oltre i 6 anni).
Sia l'American Academy of Pediatrics che l'American Dietetic Association hanno sostenuto sin dalla fine degli anni ‘90 del secolo che una dieta anche vegana, purché ben pianificata, può consentire una normale crescita ed un normale sviluppo del bambino.
"Ben pianificata" significa che è assolutamente necessario evitare ogni forma di "fai-da-te" nell'attuazione di un regime alimentare pur sempre restrittivo su di un organismo delicato ed in via di sviluppo, sul quale le conseguenze di scelte alimentari non basate su prove scientifiche possono risultare pericolose.
In ogni caso le diete vegetariane devono essere supplementate con vitamine e minerali.
Lo European Journal of Pediatrics a quei genitori che decidano di intraprendere un modello vegetariano per il figlio durante l'età pre-scolare da i seguenti consigli:
- Fornire un adeguato counseling nutrizionale;
- Garantire un adeguato apporto di calcio, assumendo latticini o bevande supplementate con tale micronutriente;
- Verificare la densità calorica degli alimenti;
- Limitare l'assunzione di prodotti alimentari non lavorati (bassa digeribilità rispetto ad alimenti cotti o fermentati e maggiore difficoltà di ingestione a causa dei muscoli masticatori ancora non sviluppati completamente);
- Macinare la frutta secca per evitare il soffocamento;
- Assicurare nella dieta fonti di vitamina B12 realmente biodisponibile;
- Compilare periodicamente un diario alimentare dei 7 giorni, la cui valutazione deve essere effettuata da un nutrizionista esperto in nutrizione pediatrica.
Adolescenza
L'età dello sviluppo puberale (dopo il primo anno di vita), è quella della maggior crescita corporea e si associa a importanti cambiamenti endocrino-metabolici. In questa fase della vita è molto importante assicurare una alimentazione adeguata sia in termini quantitativi che qualitativi.
Gli studi sulla assunzione alimentare di macro e micronutrienti negli adolescenti sono carenti e datati. In linea di massima si può dire che, negli adolescenti vegetariani, indipendentemente dal tipo di regime seguito, andrebbero attentamente controllati gli apporti di ferro, iodio, vitamina D e B12.
Gli adolescenti che seguono un regime vegetariano/vegano, pertanto, devono essere sottoposti a opportuni controlli ematochimici ed, eventualmente, a un regime di supplementazione.
Le supposte criticità di questi nutrienti nei vegetariani sono analoghe a quelle indicate per tutti i periodi della vita, tuttavia bisognerebbe tenere conto degli specifici aumentati fabbisogni dell'età puberale.
Anche quando l'assunzione totale di ferro non è risultata diverso tra vegetariani e onnivori, gli studi hanno registrato valori più bassi di emoglobina, o di ferritina, o una riduzione del volume corpuscolare medio dei globuli rossi (tipica della carenza di ferro) fra i vegetariani. Risultati analoghi erano riferibili ad una carenza di zinco.
Per quanto lo iodio sia riconosciuto come importante per lo sviluppo fisico e neurologico anche nell'adolescente, non esistono studi nei ragazzi vegetariani relativi all'apporto di questo nutriente.
I vegetariani potrebbero essere a maggior rischio di carenza in quanto non consumatori di pesce e, nel caso dei vegani, anche di latticini.
L'utilizzo di sale iodato, consigliabile per tutta la popolazione, diventa pertanto fondamentale nei ragazzi vegetariani.
La vitamina D è presente in particolare nel pesce, tuorlo d'uovo e nei latticini.
Gli adolescenti vegani possono essere carenti, soprattutto se poco esposti al sole o di pelle scura.
Il periodo di rapida crescita adolescenziale potrebbe porli a maggior rischio.
È stato osservato un'assunzione di vitamina D e di calcio due volte più basso nei vegetariani rispetto al gruppo di controllo, e la concentrazione ematica di 25 OH vitamina D era due volte inferiore nei vegetariani.
Anche la osteocalcina (marker di deposizione ossea) presenta una significativa carenza nei vegetariani.
La supplementazione con vitamina D è necessaria nei bambini e negli adolescenti vegani ed è opportuna nei vegetariani.
Per la vitamina B12, poiché l'apporto di questa vitamina è esclusivamente dovuto ad alimenti di origine animale, vi sono serie preoccupazioni che soggetti vegetariani, e in particolare vegani, possano essere a rischio di importanti carenze. Le manifestazioni cliniche di deficit di vitamina B12.
Per l'età dell'adolescenza, anche in questo caso, non vi è una sufficiente documentazione scientifica ma una supplementazione con vitamina B12 v a sempre praticata negli adolescenti vegani, soprattutto nelle femmine che potrebbero andare incontro a una gravidanza, a causa del già citato possibile danno da carenza anche nel feto.
Un altro aspetto da considerare è che in età adolescenziale le scelte vegetariane possono sottendere e mascherare un disturbo del comportamento alimentare (DCA).
Anche se la maggioranza degli adolescenti vegetariani non ha un DCA, vi sono diverse segnalazioni di una associazione tra scelte vegetariane e DCA. In effetti per questi disturbi l'età dell'adolescenza è quella più critica e pertanto è importante che il pediatra sappia valutare bene un adolescente che chieda di essere seguito per una scelta vegana/vegetariana.
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