La calprotectina è una proteina che lega sostanze come il calcio e lo zinco. Nell'organismo si trova quasi ovunque, ma è presente soprattutto all'interno dei globuli bianchi chiamati granulociti neutrofili e, sia pure in concentrazioni più basse, nei monociti e nei macrofagi.
In caso di infiammazione del tratto gastrointestinale, i globuli bianchi vengono richiamati nell'intestino e lì rilasciano i mediatori chimici dell'infiammazione e la calprotectina. Di conseguenza, la concentrazione di calprotectina nelle feci aumenta.
All'interno dei globuli bianchi, la calprotectina ha anche un'elevata attività antimicrobica, contrastando la crescita di batteri e funghi. Pertanto può essere considerata un marcatore indiretto di infiammazione intestinale.
La concentrazione di calprotectina nelle feci si determina con un test immunoenzimatico (ELISA).
Su un piccolo quantitativo di feci, non contaminato da acqua o urine e posto in un barattolo pulito, il laboratorio raccoglie la corretta quantità di materiale su cui poter lavorare, utilizzando un dispositivo specifico (provetta) munito di tappo con asticella.
L'asticella è dotata di filettatura a forma di vite nella quale, per immersione, aderirà il campione. Nel richiudere il dispositivo l'asticella, con adeso il campione, viene immersa in un liquido di estrazione sul quale si effettua il test.
Al Bambino Gesù, l’esame si esegue presso i Centri Prelievi di San Paolo, Palidoro e Santa Marinella.
La misura della calprotectina fecale può essere richiesta in presenza di sintomi tipici di una infiammazione gastrointestinale: diarrea o diarrea emorragica, crampi o dolori addominali, febbre, perdita di peso, emorragia rettale, debolezza.
Dal momento che questi sintomi sono presenti anche in malattie intestinali non infiammatorie, la presenza di una infiammazione o di un'infezione a livello intestinale, può essere valutata con il rilevamento di un'aumentata concentrazione di calprotectina nelle feci.
Prima dell'esecuzione del test è preferibile astenersi da un'attività fisica intensa (due giorni precedenti), evitare la raccolta del campione durante il periodo mestruale o in situazioni intestinali emorragiche (emorroidi).
Il medico può richiedere la sospensione della terapia con farmaci antinfiammatori non steroidei (inclusa l'aspirina) e con gli inibitori dell'acidità gastrica. Non è richiesto il digiuno.
I valori normali variano a seconda del metodo utilizzato. In linea generale la sua concentrazione è tanto più alta quanto più grave è l'infiammazione.
Nel nostro laboratorio i range di riferimento si dividono in:
- Negativo inferiore a (<) 50 µg/gr
- Debolmente positivo 50 – 120 µg/gr
- Positivo superiore a (>) 120 µg/gr
Alte concentrazioni di calprotectina nelle feci si riscontrano soprattutto nelle malattie infiammatorie croniche dell'intestino (MICI o IBD) come il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa, rendendo questa proteina utile come indicatore di infiammazione.
In questi casi il clinico richiede di solito accertamenti più approfonditi come un esame endoscopico (colonscopia, sigmoidoscopia, ileoscopia) o l'ecografia dell'addome.
Per quei pazienti già diagnosticati con malattie infiammatorie croniche dell'intestino, l'esame può essere utile per valutarne la gravità, per un sospetto di riacutizzazione, per controllare l'andamento della malattia nel tempo.
Un aumento di calprotectina fecale si può verificare anche in alcune infezioni di origine batterica (eseguire contemporaneamente una coprocoltura).
In questo caso si avrà una diminuzione della concentrazione di calprotectina nel momento in cui si concluderà l'infezione stessa.
Un'altra causa di aumento sono i tumori dell'apparato digerente: in particolare l'associazione del dosaggio della calprotectina alla ricerca del sangue occulto nelle feci, aumenta la sensibilità come test di screening per il carcinoma colon-rettale.
Anche in presenza dei disturbi gastro-intestinali che hanno indotto il medico a prescrivere l'esame, la rilevazione di una concentrazione bassa di calprotectina nelle feci è di solito segno che questi disturbi sono dovuti ad una malattia intestinale non infiammatoria, come un'infezione virale, la sindrome da colon irritabile o la celiachia.
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