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Anemia da carenza di ferro

È molto frequente in età pediatrica. Può essere curata somministrando ferro al bambino per normalizzare i valori 

 

L'anemia da carenza di ferro (o anemia sideropenica) è la forma più frequente di anemia in età pediatrica e si caratterizza per una riduzione dei livelli di emoglobina ed ematocrito rispetto ai valori medi per età e sesso. È una forma di anemia caratterizzata da una ridotta produzione dei globuli rossi dovuta a deficit di ferro, elemento indispensabile per la vita. Ogni molecola di emoglobina contiene quattro atomi di ferro. Nel nostro organismo sono presenti in condizioni normali circa 4-5 grammi di ferro di cui ben 3 grammi sono presenti nell'emoglobina a costruire il gruppo eme che è fondamentale per la capacità dell'emoglobina di legare l'ossigeno, rendendone così possibile il trasporto a tutte le cellule dell'organismo. 

Le cause di carenza di ferro (sideropenia) possono essere:

  • Ridotto apporto dietetico;
  • Ridotti depositi pre-natali di ferro: neonato prematuro o di basso peso alla nascita, nato da gravidanza gemellare o nato da madre affetta da grave deficit di ferro;
  • Ridotto assorbimento di ferro: celiachia, gastrite da infezione da Helicobacter pylori, malattie infiammatorie croniche dell'intestino;
  • Aumentata perdita di ferro: sanguinamenti gastrointestinali o cicli mestruali abbondanti, intolleranza alle proteine del latte vaccino, diverticolo di Meckel, ernia iatale, parassitosi intestinale;
  • Aumentato fabbisogno di ferro: rapido accrescimento staturo-ponderale.

Le manifestazioni cliniche sono molteplici e di entità variabile, in base al grado di anemia, e sono causate da una ridotta ossigenazione dei tessuti. Molti bambini non presentano segni e sintomi clinici, anche in presenza di bassi livelli di emoglobina, a causa dell'instaurarsi di meccanismi di compenso.
Sintomi frequenti sono: 

  • Irritabilità;
  • Stanchezza;
  • Perdita dell'appetito;
  • Scarso accrescimento ponderale;
  • Lesioni cutanee e mucose come glossiti e stomatiti angolari;
  • Fragilità delle unghie e dei capelli. 

Nelle forme più gravi, il bambino può presentare:

  • Pallore;
  • Cefalea;
  • Tachicardia;
  • Difficoltà respiratoria;
  • Ridotta tolleranza all'esercizio fisico. 

La diagnosi prevede un'attenta visita e una altrettanto attenta valutazione della storia clinica volta a definire la causa dell'anemia, l'età e il peso alla nascita, la dieta, la presenza di malattie croniche e di eventuale familiarità per anemia.
Le indagini di primo livello sono:

  • L'esame emocromocitometrico con reticolociti;
  • La valutazione del metabolismo del ferro denominato anche assetto marziale (sideremia, ferritina, trasferrina).

L'esame emocromocitometrico mostra la presenza di anemia microcitica ipocromica, caratterizzata cioè da una riduzione dei livelli di emoglobina associata a:

  • Riduzione del volume dei globuli rossi (denominato nell'emocromo MCV dall'inglese Mean Corpuscular Volume);
  • Presenza nel sangue di globuli rossi di dimensioni molto variabili (anisocitosi, rilevabile nell'emocromo da un valore elevato di RDW: dall'inglese Red Cell Distribution Width);
  • Riduzione del contenuto di emoglobina nei globuli rossi (rilevabile nell'emocromo da un basso valore dello MCH dall'inglese Mean Cellular Hemoglobin).

Frequentemente si osserva un incremento del numero di piastrine. Il valore della ferritina, che è la misura dei depositi di ferro nell'organismo, è generalmente ridotto. Il livello di ferritina potrebbe essere elevato in presenza di quadri infiammatori e/o infettivi, per cui deve essere confrontato ai valori di sideremia (concentrazione di ferro nel sangue) e transferrina (la proteina che trasporta il ferro nel sangue), per valutare la percentuale di saturazione dei depositi di ferro che risulta ridotta in caso di carenza di ferro.
Indagini di secondo livello sono necessarie per definire la causa della carenza di ferro. Vanno escluse altre condizioni che possono determinare un'anemia microcitica ipocromica quali la talassemia o altre emoglobinopatie (emoglobinuria parossistica notturna, anemia sideroblastica).

La terapia dell'anemia sideropenica si basa sulla correzione della causa e sulla somministrazione di ferro al fine di normalizzare i valori di emoglobina e ripristinare le riserve di ferro. La somministrazione di sali ferrosi per bocca per almeno 3-6 mesi è il gold-standard. Consente di ottenere un aumento del livello di emoglobina dopo circa 1 mese dall'inizio del trattamento. Il ferro deve essere assunto lontano dai pasti e l'assorbimento è facilitato dalla vitamina C.

Effetti collaterali osservati sono dolori in corrispondenza dello stomaco, nausea, vomito, feci nere come la pece, diarrea o stipsi, che possono comportare una scarsa accettazione della terapia. In casi selezionati, quali stati di malassorbimento cronico o refrattarietà alla terapia orale, il ferro può essere somministrato per via endovenosa. La terapia deve essere allora effettuata in ambiente ospedaliero in considerazione del rischio di reazioni da ipersensibilità. 

La prevenzione della carenza di ferro si basa sull'adozione di una corretta alimentazione che preveda l'assunzione di cibi ricchi di ferro, come carne e pesce, verdure a foglia verde, frutta secca, legumi. A questi alimenti si possono affiancare cibi con alto contenuto di vitamina C che migliorano l'assorbimento di ferro. La somministrazione di ferro come prevenzione della sideropenia è indicata nei lattanti di basso peso alla nascita a partire dal secondo mese di vita, nei nati a termine allattati artificialmente a partire dal quarto mese e nei nati a termine allattati naturalmente a partire dal sesto mese; tale integrazione va proseguita fino al primo anno di vita. 


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  • A cura di: Katia Girardi
    Unità Operativa di Oncoematologia
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 13 maggio 2021


 
 

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